Serata tranquilla. Di un giorno pieno. Di una settimana ancora più piena. All’improvviso le cose, oltre alle case, cambiano. E ti ritrovi a dover cercare un nuovo spazio, da rendere comodo, dove dovrai trascorrere non sai ancora quanto tempo. Guardi fuori dalla finestra e, anche se piove, il cielo ti sembra pieno di promesse. In fondo sei nella città più bella del mondo, di cui ancora, nonostante ci vieni da sempre, conosci pochissimo. C’è un mondo fuori dal giro dei turisti, che è pura magia. E’ quel mondo fatto di vicoli persi, mille chiese e mille mercati, dove basta andare armata di macchina fotografica, quaderno per gli appunti, borsa capiente per la spesa, appetito e tempo a disposizione, e ti senti già ricca per le cose che impari e prendi.
Scorrendo le pagine del mio blog, molto spesso si ritrovano le mie puntate infinite alla libreria che amo di più al mondo, dove ogni volta che vengo qui, mi rifugio per leggere, pensare, scrivere e prendere appunti sul mio quaderno. E così mi ritrovo coperta da pile di libri, con quaderno aperto e tazzina di ‘marocchino’ con cacao, a trascorrere ore e ore. E li che nascono le mie idee….
Mille sono le cose che stanno nascendo. La prima è stata ‘Sono a Roma? e allora devo imparare per davvero la cucina romana’. E così, ho dedicato molto del mio tempo per studiare, e ho fatto l’elenco delle ricette da provare. E così tra un abbacchio alla cacciatora, un carciofo alla giudia, una vignarola e una coratella ai carciofi, l’elenco è stato presto completato. Dalle pagine dei libri venivano fuori immagini e profumi immaginati che mi hanno intrigato. Il giorno dopo, quaderno di appunti in borsa, sono andata a far la spesa al mercato del Testaccio, dove si impazzisce alla vista di carciofi romaneschi giganti, zucchina, bietolina rossa, agretti e cicoria.
E dove trovi ancora il macellaio che ti spiega qual è il pezzo migliore dell’abbacchio da fare alla cacciatora o a scottadito o con le patate al forno. Ti avvolge la carne ancora nella carta e non nelle vaschette di polistirolo e ti regala pure il rosmarino e la mentuccia, a mazzetto. Poi, visto che mezzogiorno arriva come niente, hai fame e ti fermi un momento a mangiare un panino con ‘allesso e cicoria’, che dire buono è riduttivo. Ti siedi al centro del mercato, dove ci sono tavolini per i clienti, ascolti la musica di un gruppo jazz che è li per promuovere il loro ultimo lavoro e torni a casa, con la volontà di cucinare una cenetta fantastica. E allora per prima cosa…. si mette a marinare l’agnello e… si prepara il pane e il dolce per il dopo cena. Le ciambelline croccanti al vino bianco e, volendo anche all’anice.
Per oggi, mi fermo, che già è ora di preparare ancora la cena. Ma continuerò questo diario… in fondo che gusto c’è a viverle da sola le mie scoperte?
Ciambelline al vino bianco
ingredienti per circa 20 ciambelline:
- un bicchiere di olio extravergine di oliva
- un bicchiere di vino bianco profumato
- un bicchiere di zucchero + abbondante zucchero dove ‘rotolare’ le ciambelline (ma poi lo recuperate)
- un pizzico di sale
- mezzo cucchiaino di semi di anice (facoltativo)
- farina 00 q.b.
In una ciotola mescolare tutti gli ingredienti e aggiungere piano la farina, fino a quando si arriverà alla consistenza di una palla che si può maneggiare.
Far riposare per una mezz’ora. Riprendere l’impasto e formare delle palline delle dimensioni di una noce grossa.
Per ricavare le ciambelline ci sono due modi. O fare un buco al centro con un dito e allargarlo, oppure fare un cilindro e poi ‘acciambellarlo’ come fosse un tarallo.
Quindi posarlo in un recipiente dove avrete versato abbondante zucchero. Con le mani ‘appiattire’ la ciambellina, che deve risultare proprio schiacciata. Avvolgetela da entrambi i lati con lo zucchero e posatela su una placca da forno dove avrete steso un foglio di carta da forno.
Infornare a 160° fino a quando diventeranno dorate.
Sono buonissime così, ma superlative se inzuppate nel passito o in un buon vino bianco dolce e profumato.