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Elogio della patata

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Da qualche giorno sul web impazza ‘la patata’, nel senso del tubero. E le strategie di comunicazione preferiscono pubblicità sfacciatamente ammiccanti che suscitano subito scalpore e attirano curiosità e attenzione. E, dietro la maschera, fioriscono sorrisetti e consensi perchè piacciono da morire. Io per esempio rido alla vista della faccia da schiaffi dell’’intenditore’ Rocco Siffredi. Pur non essendo assolutamente un’appassionata del ‘genere’, a me la sua capacità di ironia e autoironia mi porta a considerarlo un mito. Applausi a chi ha avuto il coraggio di scegliere lui e le parole che dice. Bravi.

Poi c’è l’altra patatina, pubblicizzata dal ‘giudice più duro e bruto del web’, fascino del'l’incazzato nero, che tanto piace alle donne (vedi l’altro perenne incazzato Mourinho). Categoria dell’uomo che non ho ancora capito se per piacere ha scelto la strategia del non sorriso o se proprio non gliene frega niente di piacere. Ma non credo, visto che continua a mietere sospiri e consensi. E persevera. La sua apparente rigidità, che si scioglie in un gioco di polso meraviglioso, nella preparazione della sua ‘omelette’, fa di lui un indiscusso sexsimbol della cucina. E li che tutte quelle che dicevano ‘antipatico ma piace’, sono rimaste esterrefatte e imbambolate e da allora in poi hanno rivisto migliaia di volte la ricetta con la scusa di impararla bene, ma in realtà solo per vederlo all’opera, con polso sicuro e volitivo, e hanno solo detto ‘piace’.

Ovviamente lui è bravissimo, strabravo, ed è per questo che lo hanno chiamato per ‘interpretare’ la patatina in cucina. E l’hanno fatto pure santo. Non mi interessa quanto gli hanno dato (e ha fatto bene ad accettare), non mi interessano i soliti giudizi degli invidiosi. Non so se e in quanti useranno il prodotto come consigliato da lui, ma di sicuro se ne parlerà e tanto. Intanto gli ammiratori sospireranno nel vedere ‘ancora e ancora’, il cuoco bistellato dal sorriso non facile.

Ieri quando impazzavano sul web hashtag e patatine, ho sorriso alla coincidenza (scema) del piatto che avevo preparato io. La patata lessa. A dire la verità mi è venuta in mente un’intera enciclopedia di doppi sensi e ridevo da sola come una scema. Erano tutte irripetibili, e della serie delle battute dei ‘fichi secchi’ ma detti nella variante femminile del dialetto locale….. e per questo, per parlarne,  dovrò aprire un blog assolutamente anonimo…. e chissà che già non l’abbia fatto.

Intanto ho preparato la patata come Dio comanda, con mille sapori. Perchè essa, si sa,  è versatile e si presta a tutte le esigenze. E, parafrasando Rocco, semplice, bianca, rossa, viola, come la volti e la giri, da sola o con altri ingredienti è sempre un delirio.

Cracco se ci sei, comincia a prepararmi un’omelette per favore, che arrivo. Ti ho scritto pure un post, dai….

Non sono abbastanza creativa da dare un nome strafigo alla ricetta, ma ci proverò…

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Letto di patata lessa con Tonno del Mediterraneo al pepe nero e altre  erbette.

- Patate farinose

- Tonno sott’olio fatto in casa (vedi qui) oppure uno buono buono

- pomodorini ciliegino

- pepe nero in grani

- una costa di sedano

- battuto di olive leccino

- origano fresco, timo fresco e prezzemolo

- olio extravergine buono buono

- sale

Lessate le patate in abbondante acqua, fino a quando i rebbi della forchetta entreranno con facilità. Nel frattempo preparate i condimenti. Estraete dal barattolo i filetti del tonno e sfaldateli grossolanamente. Lavate la costa di sedano, eliminare i filamenti e tagliarlo julienne. Schiacciare grossolanamente i grani di pepe nero. Sminuzzare il prezzemolo, l’origano e il timo.

Sbucciare velocemente le patate, che devono rimanere calde per essere gustate al meglio (che fredde non le vuole nessuno).  Schiacciarle con i rebbi di una forchetta. Condirle con sale, pepe e olio extravergine (abbondare perchè ne assorbe tanto e ne ha bisogno per insaporirsi e diventare morbida). Assemblare il piatto nel seguente modo: letto di patate, erbette, tonno, julienne di sedano, battuto di olive leccino (preparato con olive leccino, acciughe e capperi) distribuito qua e la. Pomodorino centrale. Ancora un filo d’olio versato anche sul pomodorino e ancora pepe.

Voilà.

Ciao Cracco!

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