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Pane di mais al timo per il picnic di Pasquetta

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Quasi si sente il rumore delle rotelle che girano velocemente per decidere quali ricette preparare per il lunedi di Pasquetta. Intanto ci prepariamo mentalmente per un picnic. Poi se piove ci infiliamo dentro, al riparo e trasformiamo il tutto in un santo pranzo di campagna, pieno di cose buone, condite con canzoni alla chitarra. Le donne si sbizzarriranno ai fornelli, preparanno teglie da infilare nel forno a legna e si scontreranno i sederi per muoversi in una piccola cucina di campagna. Gli uomini di buona volontà faranno i lavori ‘da uomini’ accanto al forno, parlando di politica e di posizione della legna, alcuni. Altri non faranno un bel niente e parleranno solo di politica perchè hanno le mani delicate o perchè realmente incapaci di ‘menare le mani’. Altri aiuteranno le donne in casa, perchè gentiluomini. E nell’allegro casino generale, al suono di ‘a tavolaaaaaaaaaaaaa’, inizierà l’incontro goloiardico che vedrà sparire lentamente e inesorabilmente tutto il ben di Dio che avremo preparato, fino al calare del giorno. Piccola passeggiata umida per la pioggia che forse cadrà, in cerca di asparagi che aspettano ancora il sole per poter spuntare. Riflessione sulla meraviglia della nostra campagna che è già tutta verde e con le gemme già pronte per scoppiare prima in fiori e poi in ciliege. Riorganizzazione e annotazioni mentali dei lavori da fare. Insieme faremo programmi per l’estate che si avvicina e ci riempiremo di speranze di cose belle. E poi all’improvviso ci stupiremo perchè ci ritroveremo a pensare di nuovo, ancora,  alla cena.

E si perchè noi siamo capaci di tutto questo.

E ora un suggerimento di un pane buono preparato pensando alla Pasquetta, ricetta trovata su un giornale tanto tempo fa, provata e modificata con successo.

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Pane di mais al timo

- 200 g di fioretto di mai

- 350 di farina 00

- una bustina di lievito di birra secco

- una noce di burro buono o 3 cucchiai di olio di oliva extravergine

- un cucchiaino di malto d’orzo o di zucchero o di miele

- 2 cucchiaini di sale fino

- rametto di timo fresco

In una ciotola amalgamare il lievito con un pugno di farina 00, il malto ( o lo zucchero o il miele) e mezzo bicchiere d’acqua. Lasciare a riposo per una mezz’oretta, per far esplodere di vita il lievito. Nel frattempo miscelare le due farine, il sale, il timo. Aggiungere il lievitino e il grasso scelto (burro o olio), l’acqua tiepida nella quantità che ne assorbe e lavorare. Ovviamente si può lavorare l’impasto anche nell’impastatrice con il gancio. Far lievitare per circa due ore. Fare le pieghe, dare la forma, aspettare ancora una mezz’oretta e infornare a 220° (al forno mio eh?).

Abbinare salumi profumati e formaggi molli.


Buona Pasqua 2013

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buona pasqua 2013

Per un momento mi guardo indietro. E vedo qui sul mio blog, tra le mie parole, il ripetersi di pensieri che sottolineano come una magia, il miracolo della vita che si rinnova. Ad ogni primavera la vita rinasce per davvero. e ritrovo lo stupore dei fiori di ciliegio che si aprono a noi, dei profumi che sanno di fermento. Di bulbi che spuntano assonnati dalla terra ancora fredda. E di mani, come le mie, che si aprono alla speranza. Ancora, con paura, ma che accettano di sperare che la vita porti sempre gioia e cose belle.

E’ per questo che ogni anno preparo il mio piatto di semi da mettere a germogliare sotto il letto, per stupirmi ogni volta di ritrovare le piantine già alte, pallide, in attesa della Pasqua, per rinnovare il miracolo della vita.

Come loro, pallida nell’animo, chiuderò gli occhi e mostrerò il mio viso al Sole, affinchè nuova linfa, verde di vita nuova, torni a scorrere con fiducia. E aprirò il mio cuore, ancora freddo, per riempirlo di colori e abbracci.

La Pasqua è arrivata. E sa ancora di di voci di bambini, di attesa di uova di cioccolata, di fughe in campagna, di attese di asparagi e fiori di muscari, di sguardi verso la bella stagione.

La Pasqua è arrivata. E sa di vita nuova. Auguri a tutti, tutti, tutti voi.

a8 (la mia ricetta preparata per Vallè)

Tripudio di ricette della mia Pasquetta al trullo

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Eccomi qua, che mi regalo un momento di stop e, come vecchie amiche davanti ad un caffè, vi racconto com’è andata. Com’è andata? Come avevo previsto e raccontata due post fa. Il tempo è stato clemente, 20 gradi fino alle 12,00. Poi ha cominciato a rinfrescarsi un pò, ma si stava bene tra dentro il trullo e fuori all’aria aperta, in un viavai di gente indaffarata e cose da fare. Allegria, scherzi, battute e tante cose buone da preparare. Volevamo sperimentare il forno a legna e così abbiamo cucinato tutto, tutto al forno. Che se andava male l’esperimento dovevamo mangiare solo finocchi crudi e basta. Invece le pagnotte di pane son venute benissimo, croccantissime fuori e soffici dentro. Il casatiello, prima volta per me, è fantastico, assolutamente NON DA DIETA (un pezzo corrisponde a due giorni di pasti di dieta), ma si potrebbe morire felici con il pezzo di casatiello in bocca…. Poi la torta pasqualina (prima volta anche quella, ma, si sa, io improvviso!) ha stupito tutti. Le cicorielle e le bietole erano della mia campagna, assolutamente biologiche (per i puristi), le uova del contadino (come dicono i cultori, uova di galline felici), la ricotta di un caseificio artigianale che se non arrivi presto la mattina e la compri ancora calda, non ne trovi più e lo devi prenotare per il giorno dopo. E Poi abbiamo mangiato sul pane appena uscito dal forno, le acciughe salate, dissalate e lavate con l’aceto e condite con olio (dei miei uliviiii!!!) e prezzemolo (della mia aiuolaaaaaaaa). Scusate se grido, ma ero orgogliosa di tutto ciò. E c’era anche altro….

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E questi erano solo gli antipasti. Il primo era un tegame di coccio di orecchiette con mozzarella e ragù di polpette, cotte al forno a legna.

a7a8 Secondi: marretto con alloro, lampascioni e cipolle bianche a gogò. Carne arrostita sulla brace. contorni di Ratatouille di verdure colorate e patate al rosmarino. Latticini. C’era una persona che ha detto prima di mangiare che stava per convertirsi alla religione ‘contro i mangiatori di agnello’ ma poi ha rimandato al prossimo anno. Per favore non rompete con il fatto dell’agnello a pasqua. Rispettate le scelte.

Macedonia di fragoloni, banane, ananas con zucchero limone e menta.

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Colomba di pasta di mandorle (di mia cognata pasticcera, yummm), colomba normale ma speciale, ciucciarelli con glassa fatti dalla mia mamma e da me.

Caffè e…. basta.

Pomeriggio con memorial per Jannacci e Califano. Passeggiata e via….

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Crumble di mele, profumato al succo d’arancia.

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crumble3 E buongiorno a voi. La mia vita si sa è rappresentata da alti e bassi, da sprizzi e guizzi. E anche le parole hanno un ritmo da cui traspare, cristallino, il mio stato d’animo del momento. Quello di stamattina è pieno di luce e di energia. Positivo, ma anche critico, anzi autocritico. Ma con la positività di chi intende rimediare. Mi guardo intorno e vedo progetti iniziati con slancio ed entusiasmo, che all’improvviso si sono arenati, per far spazio ad altre priorità. Perdendo la spinta finale, sembrano addormentati. E li rivedo solo quando mi accorgo di chi, come nella favola della tartaruga e della lepre, parte piano e, con costanza, procede fino alla meta, sorpassandomi. E dire che son brava a consigliare, a spingere, a motivare gli altri. E poi vedo che tutti seguono i miei consigli. Farei meglio a mettermi di fronte a me stessa e a farmi un bel discorsetto.

Comunque cominciamo a progettare in piccolo e ‘vicino vicino’ nel tempo. Quindi oggi e domani, va! Oggi, ultima concessione ad una visita di controllo per un dolore al ginocchio e poi, comincerò davvero a fregarmene, perchè ho notato che più si focalizza l’attenzione sui doloretti e più questi diventano importanti, facendo perdere di vista il resto. E si rimane li a lagnarsi e a scoprire che i doloretti sono tanti, sparsi, nuovi e vecchi. E parlando con la gente si scopre che è storia comune. O è l’età o c’è un’epidemia di qualcosa, perchè siamo tutti incriccati e acciaccati, dolenti e lamentanti. E diventiamo noiosi.

Ma si…. sarà la conseguenza di quest’inverno che dura da troppo ormai. (è vero che mi lagnavo anche la scorsa estate che durava da troppo….). Arriverà la primavera e con lei il sole. Mi sdraierò per accettare in maniera diversa il caldo questa volta.

E su, veloce veloce, che troppo tempo dedico alla vita virtuale, sottraendola alla reale, vi lascio una ricetta trovata su un giornale di un supermercato (che se mi pagasse direi pure qual è…) modificata per conto mio, assaggiata e divorata da chi in casa non mangia dolci di solito.

Vuol dire che è buona …. Ciao e buon lavoro a tutti.

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Crumble di mele profumato al succo di arancia.

- 200 g di farina 00

- 1 cucchiaio di amido di mai

- 90 g di zucchero + altri due cucchiai

- 90 g di burro

- 2 uova

- un pizzico di sale

- un cucchiaino di lievito per dolci

- succo e scorza di un’arancia grande

- scorza di un limone

- 50 g di mandorle spellate

-  2 mele (meglio se golden)

(per le briciole)

- 70 g di farina

- 70 g di mandorle spellate

- 30 g di zucchero

- 35 g di burro freddo

- liquore profumato a piacere

. zucchero a velo per spolverare

 

in una ciotola lavorare il burro a temperatura ambiente con lo zucchero e aggiungere una per volta le uova. Aggiungere piano la farina 00, il lievito, il sale, la scorza grattugiata e il succo dell’arancia.

Versarlo in una teglia imburrata e infarinata, distribuendolo in uno strato sottile (a me è venuta un pò alta), con un cucchiaio. Macinare le mandorle e distribuirle sull’impasto.

In una ciotola a parte grattugiare le mele e unirle alla scorza di un limone e all’amido di mais. Distribuirle sulla torta.

Preparare le ‘briciole’ unendo velocemente con le mani la farina, le mandorle tritate, lo zucchero il burro freddo e il liquore, e sbriciolandole con le mani. Distribuirle sulla torta e infornare per 50 minuti a 180°. Fate raffreddare e spolverizzate con zucchero a velo.

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Strozzapreti con topinambur, erbe e fiori

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La vita, anche se a volte ci sembra piatta e immobile e triste, e sembra non dover cambiare mai più, ci riserva invece delle sorprese. Ecco che una mattina ti alzi con una susta (per gli alieni = nervi a fior di pelle ) e ti dici ‘Madònn e c l’ho scrèsc iosc?’ (trad.: santa pazienza, come faccio a far passare velocemente questa giornata?’) e decidi di dimostrare a te stessa che sei una guerriera. E allora con rabbia sistemi casa, apparecchi pure per non perdere tempo a pranzo, esci e vai dal fruttivendolo in cerca di qualcosa di buono che ti scuota un pò almeno il palato, vai in piscina che ti sfoghi e dopo un bel pò di vasche, decidi che sei stanca. Esci. Suona il telefono. E all’improvviso esce il sole. Ti arriva una cortese telefonata, della stessa persona che 3 giorni prima ti ha fatto cadere in depressione, ti ha fatto sentire un rottame umano, parlandoti di emergenza, che non devi assolutamente partire per risolvere un problemino, che no no madame, lei è libera di ‘pràndere le sue desision’, olalà madame facc un pò com crèd… (era francese olalà), e poi, in seguito ad una mia mail di chiarimenti, mi chiama cortesemànt e mi dìsc, che oh oh oh … ma madame ha capito màl…. che in realtè l’emergens non esist pà. E io che la,  gocciolante e incredula, nel mio accappatoio, ero combattuta tra una momento di incazzatura nera perchè mi ha fatto perdere tre giorni di allegria della mia vita e tra il sollievo che mi faceva sentire il cuore leggero leggero. Attensiòn non sto parlando di malattie brutte, ma solo di un problema alla gamba che anni fa ho operato… Bè insomma, ho deciso di propendere per il sollievo e son tornata a casa con rinnovata voglia di fare, di inventare, di mangiare, anche se attenta alla dieta (che è stata la sua ultima raccomandasiòn olalà). Son passata ancora dal mio fruttivendolo (a proposito per i miei concittadini, il mio fruttivendolo è Miccolis, visto che poi vorrete sapere cosa ho comprato) e li ho trovato dei tuberi bitorzoluti che avevo visto una sola volta dal vivo, a Venezia, e altre mille volte in foto. Ma non avevo la più pallida idea di che sapore avessero. E dico, bè che sarà mai? li compro e vedo e chiedo alle mie amiche foodblogger, come si preparano. E li mi son venute in soccorso le mie fantastiche colleghe. Che ne sapevano loro, poverine, di quello che io, poverina, avevo vissuto stamattina? e così mi hanno dato mille consigli e spunti. E allora mi son messa con l’acquolina in bocca e ho cominciato a spadellare in diretta. Signori miei, come diceva il mio papà, il risultato è stato FAN-TA-STI-CO.

I topinambur, lo dico per i miei conterranei, hanno l’aspetto misto tra una patata e lo zenzero, e ha il sapore misto tra carciofi, patata e cardi. Caspita, quanto sono buoni. E allora mentalmente ho associato gli esaltatori che aggiungo ai carciofi, alla patata e ai cardi. E cioè… aglio, timo, origano e prezzemolo. E siccome ero felice, ho associato anche dei fiori che ho raccolto. E che sono commestibili. Fiori di borragine e fiori di fragoline (che non sanno di niente e quindi sono dei passepartout). Ecco dunque la ricetta.

Quanto è bella la vita quando ti sorride. OLALA’.

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Strozzapreti con crema di topinambur, erbe e fiori.

- 2 topinambur a persona, (ma dalla volta successiva ne mangerete di più lo so…)

- 1 spicchio d’aglio a persona (a me piace molto il sapore dell’aglio, esalta e stuzzica)

- olio extravergine di oliva secondo le proprie convinzioni (io e mia madre p.es. abbiamo convinzioni diverse. Il mio cucchiaio singolo per lei corrisponde a tre cucchiai suoi)

- timo, origano e prezzemolo FRESCHI a volontà

- Parmigiano Reggiano secondo il proprio gusto

- 70 g circa a persona di Strozzapreti (io ho usato quelli per celiaci della Garofalo, perchè li volevo provare)

Appena l’acqua bolle, salare, versare la pasta e nel frattempo far saltare in una padella larga i topinambur sbucciati e tagliati a fettine sottilissime, con olio e aglio. Dopo una veloce ‘soffrittura’, aggiungere un pò di acqua di cottura della pasta, aggiustare di sale e portare a cottura.

Togliere gli spicchi d’aglio e con l’aiuto di un minipimer, o di un frullatore, o di uno schiacciapatate o di una forchetta, come volete, cercare di ridurre i topinambur a crema morbida.

Scolare la pasta e aggiungerla alla crema. Amalgamare.

Versare metà delle erbette tritate tutte insieme e amalgamare.

Versare l’altra metà delle erbette, grattugiare a scaglie un pò di parmigiano, decorare con i fiori. Un filo d’olio e… buon appetito.

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‘Brasciole’ al sugo

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MI è capitato spesso, viaggiando in giro per l’Italia, di leggere sui menù ‘Braciola’ e, da ignorantona meridionale campanilista, di pensare ‘iiiiiii pure qua stanno le brasciole’. Ovviamente dallo sguardo distaccato e un tantino supponente del cameriere ho capito che stavo per fare, anzi avevo già fatto la mia figura. E si, perchè io mi sento cittadina del mondo, ma nel senso che penso che nel mondo tutti capiscono subito quando ordino un espressino, i  gnumeredd, un piatto di cocomeri, il salame del Papa…. ecc…. e poi puntuale, mi ravvedo e arriva la consapevolezza. Vabbè, proprio sul fatto del salame del Papa, è meglio sorvolare che un cameriere di Roma si mise in confidenza e mi diede una risposta che ancora mi fa arrossire…. ehm ehm….

Comunque qui nella mia terra, quando uno ti dice ‘che dici facciamo il ragù di brasciole?’, significa che vuole il ragù fatto non con la carne mista, quello classico (eccallà, classico….) che potrete vedere qui –> http://www.annathenice.com/2012/01/il-ragu.html) ma con le fettine di carne (non inorridite…. magari di cavallo o di ‘ciuccio’) imbottite con alcuni aromi….

Per favore non cominciate a fare le polemiche, cavallo non cavallo, asino non asino… vegetariano o carnivoro… Nella tradizione, quando imperava la fame, tutte queste ‘chiacchiere’ (messo apposta tra virgolette, sennò si scatena il giubileo sul web)  o questa ‘libertà di scelta’ non esisteva. Imperava solo la fame e tutto quello che Dio aveva creato era commestibile. E poi nella tradizione resta solo quello che è buono e quello che supera l’ingiuria del tempo e delle opinioni.

Ovviamente il sugo serve per condire le CLASSICHE orecchiette… voglio vedere se queste non sono internazionali….

e ora, veloce, la ricetta….

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Brasciole al sugo

- 1 o 2 fettine (di vitello, cavallo, asino) a testa

- aglio

- prezzemolo

- sale e pepe

- parmigiano a pezzi

- peperoncino (facoltativo)

- olio extravergine di oliva

- cipolla bianca

- salsa di pomodoro

- vino bianco o rosso

- foglie di alloro

 

Disporre su un tagliere la fettina e, se potete e se volete, batterla con un batticarne per renderla più tenera.

distribuire su tutta la lunghezza pezzettini di aglio, foglioline di prezzemolo, pezzetti di parmigiano, pochissimo peperoncino (ma non è indispensabile eh? solo per chi gradisce), un pizzico di sale e una macinata piccola di pepe nero.

arrotolare dalla base più stretta verso quella più larga e fissare bene la chiusura con due o tre stuzzicadenti o con uno spago alimentare.

In una padella larga versare l’olio e mettere le brasciole. Far rosolare da tutte le parti. Salare.

Aggiungere un pò di vino e far sfumare. Aggiungere la cipolla tagliata fine fine che poi alla fine si scioglie. Rosolare ancora un pò e aggiungere la salsa di pomodoro e le foglie di alloro. Aggiustare di sale e far cuocere a fuoco lento per un paio d’ore ma andate a controllare ogni tanto che non si attacchi sul fondo).

Condire le orecchiette.

Insalata di spinaci crudi, fiori e straccetti di pollo al curry

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‘200 g di pollo, una fetta piccola di pane (o pangrattato), 200 g di verdura’ che ci fai? questo doveva essere ieri il mio triste pranzo. Ora il mio medico, in seguito ad una visita per problemi di ‘somatizzazione’ mi ha proibito il colore nero dalla mia vita, sul mio corpo, nella mia mente, intorno a me. Colori, colori, colori!!!!  Non ho ancora capito se si è trattato di una metafora neanche poi tanto velata! Voleva forse dirmi che dovevo allontanare i pensieri tristi dalla mia mente che, in automatico, mi fanno scegliere anche abiti neri? Io penso di scegliere il maglioncino e i pantaloni neri perchè … mi slanciano (se sento ridere, picchio), e invece non avevo capito niente allora! Era perchè in me soggiornavano pensieri bui!!!

Mah!

Allora ho messo insieme tutto quanto, i consigli del medico, il nero via, i colori dentro, pensieri positivi, colori intorno, campagna, fiori, erbe, verdura, pollo, pane, colori ancora, limone, olio. Color oro. La fame, tanta fame. Un pò di fantasia e il peccato capitale principale, cioè la gola, ed ecco qui cos’è venuto fuori. Un pranzo da regina, anzi meglio, da principessa, che mi fa sentire più giovane e fresca, che mi ha messo allegria e leggerezza, anche nel cuore.

Lo consiglio. Davvero.

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Insalata di spinaci crudi, fiori e straccetti di pollo al curry

- spinaci crudi, lavati abbondantemente foglia per foglia

- pochissimi pomodorini secchi (magari del Cilento!!!)

- Fiori commestibili (fiori di malva, di borragine, di camomilla… ecc)

- petto di pollo a fettine

- sale e curry o Sale di Cervia

- olio extravergine di oliva

- limone

Tagliare a listarelle il petto di pollo e versarle in una ciotola con del pan grattato. Farle ‘avvolgere’ ben ben dal pangrattato e disporle su un foglio di carta da forno in una teglia. Distribuire a pizzichi il curry e poco sale (oppure direttamente il Sale di Cervia). Cuocere a 200° finche diventano croccanti.

Nel frattempo lavare benissimo le foglie degli spinaci. Eliminare la parte centrale più dura e metterle in una insalatiera capiente. Spezzettare pochi pomodorini secchi e i fiori. Condire con un filo d’olio e il succo di limone. Distribuire nei singoli piatti e sistemare al centro di ogni piatto una porzione di straccetti di petto di pollo croccanti.

Volendo colorare questo piatto, ancora di più si possono aggiungere carotee julienne, pomodorini freschi, misticanza… ecc…. secondo il proprio gusto e tempo. Io avevo na fame e mi son fermata qui.

New York

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Eccomi qua. Seduta in aeroporto in attesa di uno dei viaggi più desiderati della mia vita.
Un viaggio immaginato mille volte che ha i contorni di una città vista nei film e letta sui libri. Una città che ha un suo profilo solo nella mia fantasia.
Sarà così come me l'immagino? Mi stupirà? Mi deluderà? Mi stordirà?
Mi lascerò attraversare col cuore aperto, con i sensi a mille, dai suoi suoni, dai suoi odori, dai suoi profumi, dai colori che mi avvolgeranno e toccherò tutto il toccabile é respirerò tutto il respirabile.
Ho preparato la valigia come se dovessi andare in un posto vicino con poca roba, con leggerezza di cuore, pochi abiti, molte guide, quaderno di appunti, la mia compagna fidata e inseparabile, la mia macchina fotografica, il mio iPad con cui comunicherò con il mondo, magari con foto sgranate come da iPad, e ho lasciato uno spazio grande e vuoto da riempire con quello che troverò...
Se c'è la farò, scriverò... Per ora medito, seduta in aeroporto, con un fiume di gente che mi scorre intorno, una Babele di colori e accenti che mi travolge. Cerco di guardare come dall'interno di una bolla. Non posso sprecare emozioni ora. Me le sto conservando...e, già lo so, esploderanno a NEW YOOOOORK!!!!!!!!!
A presto.....

Il mio viaggio a New York (parte prima…. tranquilli sono solo due!)

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Eccomi qua. Un fiume in piena. Respirate e tuffatevi in quello che vi voglio raccontare.

Da giorni, da quando sono partita, cerco le parole per fermare la valanga di sensazioni che mi ha travolto fin da quando ho chiuso la valigia. Scrivendo di un viaggio si rischia di fare una cronaca fredda dell’elenco dei posti visitati, e trasformare un post in una guida per viaggiatori. ma più che suggerire posti da vedere, io inizio con una scoperta che ho fatto. Prima di iniziare un viaggio non bisogna cercare quello che abbiamo immaginato di un posto nella nostra mente. Perchè non è mai così. Allora bisogna chiudere gli occhi, aprire il cuore, liberare la mente, respirare profondamente e solo dopo …. riaprire gli occhi e lasciarsi travolgere da tutto quello che arriverà.

Arrivo a New York al tramonto e dopo un viaggio di cui avevo paura perchè l’avevo immaginato lunghissimo e mi faceva trattenere il respiro sapere che avrei volato su un oceano immenso, e che invece è ‘volato’ nell’arco della visione di tre film, arrivo che quasi mi veniva da piangere per l’emozione e mi preparo quasi con la tachicardia a salire sul taxi. Mi preparo con cuore di bambina. Incollata dietro al finestrino aspetto che compaiano i grattacieli. Ma i grattacieli, quando spuntano all’orizzonte non sembrano mica tanto alti. E si perchè ancora non hai ancora l’idea delle distanze e degli spazi. Ma già l’effetto del tramonto sul lato sinistro del panorama, da al tutto una luce magica.     Arrivo in albergo, frastornata, e scopro che la stanza è grande quanto tutta casa mia senza muri, e mi dico ‘caspita’. Lasciamo velocemente le valige e corriamo per abbracciare con il primo sguardo la città. Esco sulla strada con un sorriso ebete stampato sulla faccia, che non va via, anzi, diventa sempre più fisso. E mi immergo in un mare di luci e di gente con volti dai colori diversi, energia contagiosa. E la testa non sa dove girarsi per guardare. Intorno, davanti, in alto, sempre di più in alto cercando di raggiungere i piani più vicini al cielo. E scopro di essere a Times Square, nel bel mezzo di un flash mob. E i volti della gente per strada si vedono all’improvviso sui cartelloni pubblicitari. E aspetto da un momento all’altro di vedere il mio. Ascoltiamo per un pò un musicista di colore, tutto vestito di bianco candido che con un sassofono,  intona malinconiche note jazz. Mi chiedo… ma è proprio vero tutto questo? massìììì, sono a New Yoooork!!!

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   Sarà l’eccitazione, sarà il jet lag, ma alle  6 di mattina sono sveglia e prontissima per iniziare quest’avventura alla luce del primo giorno. E’ domenica e vogliamo andare ad Harlem ad ascoltare la messa e i cori gospel. Io adoro i pulman scoperti che ti fanno fare i tour della città, perchè così abbracci subito con lo sguardo la città e prendi appunti su dove ti fermerai. E intanto ti porta come un taxi alla meta che hai deciso. Nelle chiese di Harlem, tantissime, la fede si confonde con il marketing. Giustamente si punta il dito al turista maleducato che fa foto durante una funzione religiosa, ma al contempo ti chiedono di contribuire con un’offerta alla ristrutturazione del tetto della chiesa. Resti un pò sbigottita, non sai come prenderla questa cosa, ma poi ti lasci coinvolgere e, con loro, canti e balli lodi al Signore, a ritmo di ‘Heeeeey man, heeeeeey man’ e al momento dello scambio di un gesto di pace abbracci tutti e ti senti sorella del mondo. Usciamo e andiamo in giro a gironzolare cominciando a mangiare Hamburger e hot dog alla faccia della dieta dimenticata in Italia.

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E piano piano, un passo alla volta, faccio cose, prendo appunti nella mente, fisso con gli occhi foto che rimarranno nel mio cuore, annuso e memorizzo odori. E di giorno in giorno riempio il mio viaggio di cose memorabili.

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Con il naso all’insù mi sono stupita dei mille grattacieli che sono li come giganti a regalarti un panorama mozzafiato. E con il naso all’ingiù di notte dalla terrazza dell’Empire State Building a respirare l’aria fine di un 86esimo piano su uno spettacolo che in realtà ti blocca il respiro per quanto è immenso e straordinario. Sembra di volare, come nelle sequenze riprese da un elicottero nei film americani. Vorresti restare li ed aspettare l’alba per veder cambiare i colori intorno a te. Ma alle due di notte chiudono e devi interrompere li il tuo sogno.

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Ritrovi posti visti nei film, ma è solo un istante, perchè poi riesci a vedere il posto che hai intorno con nuovi occhi, e solo così diventa TUO.

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Ho vissuto nel passato e nel futuro passeggiando ‘un giorno al museo’ del Museo di Storia Naturale, dove temi che spunti redivivo il dinosauro del film. Al Metropolitan ho goduto di collezioni preziose di capolavori, organizzate in maniera perfetta, che ti arricchiscono di bellezza e ti fanno godere e stupire del talento umano. Al Moma, ho dovuto riconoscere la mia incapacità di capire l’Arte Moderna e mi sono un tantino innervosita perchè non vedevo quello che le guide davano per scontato e spiegavano come ovvio. E ho odiato profondamente quel ‘talento’ che proponendo un’installazione di una pedana, come ‘opera in progress’ che si ri-creava ogni volta che qualcuno ci camminava sopra, mi ha fatto fare una figuraccia, pensando che l’opera d’arte fossero quei due che si baciavano da mezz’ora sopra, fermi e immobili. _18_26 Ho passeggiato per le vie di China Town stupendomi di frutti mai visti e delle strade scritte in cinese, segno di un’appropriazione di una parte del territorio, e scoprendo mille varietà di funghi e pesci secchi e vivi, uccisi con un sol colpo, davanti agli occhi del compratore. Odori e fumi che riempivano il naso. Rossi di mille sfumature,tutto intorno, illuminati dall’oro e dal giallo, ovunque. E suoni e canzoni di posti lontani (ma ormai perdi la cognizione dello spazio e di dove sei…. in America, in Cina, boh!?!?!?)_27_28

Ho goduto della mia Italia a Little Italy, dove ristoranti e gusto nostro si offrono generosamente agli occhi di tutti, e ti fanno sentire orgogliosa di appartenere ad un popolo allegro, ricco di fantasia e di una cultura antica, capace di far sognare il mondo. Qui a New York l’Italia è ovunque, nel cibo, nella moda, nel buon gusto, e ti stupisce come una terra piccola piccola come l’Italia, rispetto all’America, possa essere così presente ovunque.

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Mi son seduta sulle scale della casa di Carrie Bradshaw, nel West Village, aspettando che tornasse. Ho finto di essere lei, cercando di prendere al volo un taxi, senza avere ai piedi le Manolo Blanik, ma solo scarpe da ginnastica…. e sarà per quello che non si fermavano. Solo dopo molto tempo ho capito che i taxi liberi avevano la luce centrale accesa, (mentre quelle laterali significano che sono già prenotati e quella spenta che sono occupati!). Salvo poi a fare la figura di credere che si fosse DAVVERO fermato per me un taxi e scoprire che invece era rosso il semaforo. Il tutto immortalato da video e foto e risate di mio marito e dei miei figli. Vigliacchi.

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E qui finisce la prima parte del racconto….

Aspettiamo un pò… è dura dover scegliere tra 1542 foto……..

To be continued…..

Il mio viaggio a New York (seconda parte … fino al prossimo viaggio)

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E la musica continua… ovunque, oltre il rumore della città, viene fuori ovunque la voglia di far musica. E così la metropolitana offre in ogni angolo un pezzo di musica jazz per farti compagnia malinconicamente, un brano di musica classica, per farti sembrare la vita più bella, un pezzo grintoso di blues in mezzo ai due treni che si incrociano sotto, nei bui corridoi. Eppure anche li, la voce sovrasta il rumore. E c’è musica per le strade, appena il buio cala. Oppure all’improvviso in mezzo a Central Park esplode l’allegria di un’orchestra che sembra suonare solo per chi passa li. E tutti insieme, con naturalezza, cominciano a ballare, e nasce un momento magico di festa.

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E poi stanchi si decide di fermarsi un pò nel verde. Quest’immensa area verde, piena di fiori coloratissimi, e di alberi finora a me sconosciuti che sembrano essere fioriti tutti insieme per colorare di rosa tutto intorno. A Central Park puoi riposare e dormire sui prati immensi, dove per camminare ti togli subito le scarpe per sentire l’erba sotto i piedi. Puoi allenarti, correre, pescare, giocare, leggere, portare a spasso i bambini, parlare con gli amici stando sdraiati su un plaid…. E ti sorprende perchè non ci credi di essere nel bel mezzo di una immensa città. Central Park è un sogno, visto, rivisto, stravisto nei film. Ma ora che so com’è posso dire che è molto molto di più…

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E ci si rimette in moto per continuare ad assorbire le meraviglie di questo viaggio.

E abbiamo attraversato mille strade, percorrendole piene di traffico, gialle dei tanti taxi, a piedi, dal pulman turistico, dal taxi, da sotto, con la metropolitana, e da sopra attraverso i meravigliosi ponti. Io conoscevo solo quello della ‘gomma del ponte’, Brooklyn, e invece ho attraversato anche quello di Manhattan, di Verrazzano, e altri. Tutti imponenti, importanti, ingegnosi e pieni di vita che scorre, da cui guardare bellissimi Murales disegnati sui tetti delle case che scorrevano accanto a noi.

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E arrivando con il battello di fronte ad Ellis Island, abbiamo rivissuto con i nostri occhi quello che hanno visto tanto tempo fa i nostri emigranti che arrivavano con il cuore pieno di speranza. Una piccola isola, dall’aspetto mite, che poteva rappresentare la nuova vita o il rifiuto. E, di fronte, il panorama di mille grattacieli imponenti, a difesa del sogno americano.

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Torniamo con i piedi a terra. Arriviamo a Brodway, passeggiamo tra tante vetrine, che rivelano i mestieri e le idee più impensabili. Mai avrei immaginato di trovare un ciabattino e risuolatore di scarpe in questa città. E davanti alla vetrina di una libreria mi perdo. Entriamo. E’ un negozio dove si vendono comics, manga, fumetti di supereroi, e disegni di nuovi talenti. E’ un mondo fatto di disegni, di idee, di colore e tanta fantasia. E ne resto affascinata. Mi trascinano fuori e alla vetrina successiva mi blocco ancora. C’è un negozio di libri nuovi e usati ed io entro, figurati se non entravo…… E scopro un labirinto di scaffali che si sviluppa per 4 piani per un’estensione che a me sembrava meravigliosamente infinita. E volevo rimanere chiusa li, per giorni. Ma dopo un pò la fame dei miei compagni di viaggio li spinge a trascinarmi quasi con la forza fuori di li. Ma io ci tornerò, da sola, a si se ci tornerò….. vedrete.

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E ho conservato per ultimo, ma perchè è la cosa più importante, la visita a Ground Zero, dove si avverte l’abbraccio del mondo intero verso le famiglie delle vittime e una grande voglia di speranza e voglia di ricominciare.E li è rimasto davvero un pò di noi.

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E qui forse è il caso di fermarsi.

Del cibo ne parleremo un’altra volta, magari con qualche ricetta.

Buonanotte quasi buongiorno….. mannaggia al jetlag.

Tramezzino

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Potrei scrivere questo post senza parole. Le foto parlerebbero da sole.

E’ cosa rara poter godere della presenza dei figli che gironzolano per casa. Se ci sono è perchè devono studiare, quindi sono seduti nella loro stanza. Se non devono studiare, non ci sono perchè sono in giro con gli amici. Ma all’improvviso senti: ‘mammaaaaa mi prepari qualcosa di buono da mangiare? ho fameeee! dai stupiscimi’. Ma oggi, stranamente, frigo e dispensa non abbondano di ingredienti con cui creare degli effetti speciali. Ho deciso che finchè non consumo tutto il consumabile la spesa non si fa più. E si, perchè è vero che quando viene qui mio nipote, visita prima di tutto il frigorifero e poi sospira perchè gli sembra una visione, pieno e stracolmo di cose da mangiare (ho un nipote bongustaio!!! ha 7 anni eh!?!?!), ma è anche vero che con la dieta in corso, e di ritorno da cibo americano, non ho proprio voglia di ricette complicate. E quindi prepariamo cose semplici con gli ingredienti che ci sono. Che basterebbero comunque a sopravvivere in un bunker per almeno un mese.

Quindi, inventiamoci una cosa buona e stupiamo il figlio affamato. Tramezzino ai cereali, che non manca mai, pomodorini freschi tagliati a fettine sottili, pizzico di sale e filo d’olio (che i pomodorini freschi saranno pure buoni ma se non metti sale e olio sanno di dieta mortificante o di finta persona salutista), fettina di formaggetta fresca tagliata sottile, foglie di basilico spezzettate con le mani. E ripetere due volte questo strato. Avvolgi nel tovagliolino, metti in un piatto bello, aggiungi la fogliolina per fare scena e grida ‘è prontooooo’.

Ora un ragazzo di 18 anni, sempre affamato, che sta studiando da 4 ore, secondo voi cosa fa? si fionda sul tramezzino, allegro allegro, addenta quasi per metà il tutto, sospira ad occhi chiusi (e si, noi facciamo sempre così quando una cosa ci piace!), e morderebbe anche me che gli dico di bloccarsi perchè…. devo fare la foto e immortalare quello che è davvero un momento di piacere.

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E ci posso fare se sono una mamma foodblogger?

E voi cosa preparate per stupire il momento di fame impetuosa dei vostri ragazzi? o di vostro marito?

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Vi presento ECCELSA

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La mia Puglia ogni tanto mi stupisce. All’improvviso scopro delle realtà di cui prima (per mia negligenza) non ero a conoscenza, e vengo travolta da un numero infinito di emozioni che mi stracaricano di energia e progetti e voglia di organizzare. Ad Alberobello, sono stata invitata ad un evento lo ‘CHEF DAY ECCELSA’ per la presentazione della nuova NAZIONALE ITALIANA CUOCHI, presso l’ISTITUTO ECCELSA dei fratelli Matarrese. La struttura è di quelle che ti incantano, o almeno incantano chi ha la passione per la cucina e vorrebbe restare chiuso li per giorni dove trovi straordinari libri di cucina, un’infinità di attrezzature per realizzare tutte le ricette che vuoi, mille cucine avveniristiche e solide dove voler accendere tutti i fuochi e cucinare un pranzo intero nello stesso momento…. insomma un posto dove sognare sogni possibili da realizzare.a2

E tra i sogni da realizzare, soprattutto per chi non nasce chef, ma vorrebbe tanto diventarlo o almeno imparare a destreggiarsi con sicurezza in cucina, ci sono i tantissimi corsi che li si organizzano e garantiscono attestati da incorniciare, di cui vantarsi e, perchè no, da considerare anche l’inizio di sogni concreti da realizzare. Ripeto tanti sono i corsi il cui elenco riporterò in seguito, tutti tenuti da cuochi eccellenti e preparati, in una struttura dove ‘mettere le mani in pasta’ sotto una guida seria e professionale che ti segue. E figuriamoci, qui si allena la nazionale italiana cuochi, si specializzano i nuovi chef, prima di partire per il mondo per portare in giro la propria esperienza professionale e arricchire il proprio curriculum con il futuro. Figuriamoci cosa potremmo fare noi, blogger e non, uomini e donne appassionati di cucina, in una struttura del genere e con maestri del genere….   UN sogno!a4 

E oggi anche l’evento organizzato è stato ricchissimo di informazioni, di interventi tutti positivi e costruttivi, di dimostrazioni di grande cucina con il mitico maestro della Cucina Italiana,  Igles Corelli e la sua dialettica con accento ferrarese, che ha preparato due piatti favolosi e nel giro di un’ora ci ha insegnato tanto sulla cottura delle verdure, sui segreti per fare un buon risotto, sull’economia in cucina, sull’uso di fiori nella presentazione… ecc….

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Tra i partecipanti che hanno catturato l’attenzione del foltissimo e interessato pubblico, ricordiamo Pietro Zito, il cuoco contadino patron di “Antichi Sapori”, Fabio Pisani, Executive Chef del ristorante “Il luogo di Aimo e Nadia”,

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Scialatielli integrali alla crudaiola con basilico e menta

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Ma voi ci credete agli angeli? Di quelli che vi proteggono in un particolare momento della vostra vita? Quando non potete proprio credere che le cose siano andate in quel modo quasi misterioso?. Ebbene a me è successa una cosa strana. Subito dopo Natale ho cominciato ad avere un problemino al ginocchio che mi ha fatto deprimere non poco, in quanto mi impediva di camminare, salvo sfidare un dolore lancinante che mi toglieva il respiro. Ho cercato di capire il perchè e come avrei potuto risolvere il problema. Ho preso farmaci (pochi in verità) che mi hanno fatto puntualmente tutti male. HO interrotto subito l’assunzione e ho continuato la ricerca. Niente, all’improvviso compariva questo maledetto terribile dolore. E nel frattempo si avvicinava il giorno della partenza. I miei pensieri vivevano un incubo, pensavo a me a New York bloccata per strada immobile, incapace di camminare e muovere un solo passo, mentre intorno a me scorreva un fiume di gente. E io bloccata per una settimana in un angolo di un parco o in hotel, senza poter vedere niente. Comunque la testardaggine che mi contraddistingue mi ha fatto andare avanti. Mi dicevo, ‘tutt’al più mi farò portare a Central Park sulle sue famose panchine e li resterò a scrivere, a parlare con la gente, e poi ripasseranno a prendermi. E vivrò il viaggio immaginando la città dall’aria che respirerò’. 

Niente di tutto questo è accaduto. Da quando ho toccato il suolo americano, non ho MAI, dico MAI provato quel maledetto dolore. Giorni e giorni, km e km calpestati senza sosta dalle 7 di mattina a sera, quando sfinita mi fiondavo nel lettone a tre piazze fino al giorno dopo. L’avevo dimenticato quel maledetto, ma appena tornata a casa… all’improvviso mi ha tolto di nuovo il respiro. Quanti pensieri mi son venuti in mente. Ho pensato,  qualcuno dall’alto sicuramente mi ha voluto bene e mi ha preservato da questo problema, mi ha protetta per tutto il tempo.  E poi per sdrammatizzare me ne son fatta di battute anch’io da sola. Sarò allergica all’aria di casa, sarò allergica al blog e al fatto di dover stare per parecchio seduta a scrivere. Sarà la testa che una volta a casa ha smesso di volare… macchenesò… fatto sta che ho deciso di perdere ancora peso così dovrebbe almeno affievolirsi. Intanto domani ho una RM e vedremo. Nel frattempo sto leggera, ma con gusto. Sembro una pubblicità lo so, ma perdere peso non è facile. Soprattutto per una blogger che vuole vivere scrivendo di cibo e, ovviamente, preparandolo. Quindi cambiamo tipo di ingredienti, ma rendiamo leggerissimo un piatto che, stranamente, è diventato più buono dell’originale. Provare per credere.

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Scialatielli integrali con basilico e menta

(dose per me sola)

- 60 g di scialatielli integrali trafilati al bronzo

- 6 pomodorini ciliegino

- un mazzetto di basilico

- qualche foglia di menta

- cacioricotta

- un cucchiaio di olio extravergine di oliva

Portare l’acqua ad ebollizione e versare gli scialatielli (che sono una specie di tagliatelle spesse e tagliate a pezzi ).

Nel frattempo in un piatto fondo e largo spezzettare i pomodorini lavati. Spezzettare con le mani anche il basilico e la menta. Aggiungere il cacioricotta appena grattugiato e l’olio. Lasciar riposare fino a quando saranno cotti gli scialatielli. Dopo di che scolarli e mescolarli al condimento.

Leggeri e profumatissimi.

Minestra di zucchine, patate e spaghetti spezzati con erbette profumate

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Sonia (de Il Pasto Nudo): Ciao Anna, volevo dirti, sai che lunedì pubblico un post con la ricetta  che hai preparato a casa mia durante il corso di Panificazione? Sai quella di patate e carciofi?

IO: ciao Sonia, che bello!!! ma non era pasta zucchine e patate?

S: no, io ricordo patate e carciofi, sai metto il link alla tua ricetta del 2009, e ti cito.

IO: si grazie Sonia, ma io ricordo benissimo che quel giorno ho preparato quella con le zucchine, ricetta poverissima che però a te è piaciuta tanto (oltre alle polpette) e poi è così povera e semplice che non l’ho mai pubblicata per questo.

S: ma che memoria che hai Anna!!! eppure io sono convinta che sia di carciofi.

IO: vabbè Sonia allora facciamo così. Tu pubblichi la ricetta che ricordi, io pubblico quella che sicuramente ho preparato. Guarda che la pubblico anch’io lunedi, facciamo post incrociati.

E così molte delle mie amicizie mi ricordano per qualche piatto che ho preparato al volo con quello che in quel momento ho trovato nel loro frigo. O polpette con il pane duro, o friselle con pomodori e finocchietto, o uova al tegamino con cipollotto, pomodoro e basilico, oppure pasta alla poverella con zucchine, patate, cipolle e erbe profumate.

Come dire che anche i ricordi possono avere dei profumi e sapori straordinari, e ti possono riportare alla mente un pomeriggio di luglio di tanto tempo fa, passato parlando, ridendo e insegnandoci a vicenda tante cose.

Sonia è incredibile. Si stupisce di tante cose, che ai suoi occhi sembrano nuove, e ti gratifica con i suoi occhioni sgranati perchè sembra che quello che le stai mostrando sia un grande dono. E ti ringrazia gioendo, per un cesto di ciliege, per una polpetta di pane raffermo, per una ricetta che non sapeva esistesse.

Questo blog, quante sorprese fa….

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Minestra di zucchine, patate e spaghetti spezzati alle erbette profumate

(per due persone)

- una zucchina media

- una patata grossa

- due cipollotti piccoli (o una cipolla bianca normale)

- 140 g di spaghetti spezzati

- due cucchiai di olio extravergine di oliva

- prezzemolo e basilico

- parmigiano reggiano o cacioricotta per condire

in un tegame versare i due cucchiai di olio. Tagliare a cubetti piccoli le zucchine, i cipollotti e la patata. Versare il tutto nel tegame con l’olio. Far soffriggere per un pò. Versare dell’acqua sufficiente anche per cuocere la pasta. Salare. Dopo l’ebollizione fa cuocere ancora per circa 10 minuti, dopodichè versare la pasta. Portare a cottura regolando di sale se necessario. Nel frattempo sminuzzare il prezzemolo e il basilico. Impiattare e versare solo allora il trito delle erbette e volendo avere un sapore più corposo aggiungere anche del formaggio a piacere (d’estate preferite il cacioricotta). Tutto qui, semplice semplice

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L’albero delle ciliege di mezzanotte (Crostata semi-integrale morbida di fragoline e ciliege)

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Potrebbe essere il titolo di un libro. E chi lo sa, potrebbe anche diventarlo. Potrei parlare dell’amore che da sempre ho per le campagne. Si, al plurale, perchè ce ne sono state tante e tutte hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Ognuna una sua storia da raccontare. Sono apparse all’improvviso, nel momento in cui avevo bisogno di un luogo in cui sognare. Possederne una è sempre stato il mio sogno. La strada per realizzarlo è stata un pò lunga, ma alla fine ci siamo arrivati. E sono comparse sempre durante una passeggiata, sbucate dal nulla o in mezzo ad un prato di iris o venute fuori dalla nebbia di autunno. E mi hanno sempre regalato la voglia di viaggiare con la fantasia, di condividere con chi amo perfino l’aria da respirare. MI hanno donato generosamente, chi frutti da cogliere, chi fiori per rallegrare le mie giornate.

Vi racconto della campagna del mio trullo.

Era autunno e passeggiavamo in una di quelle giornate di novembre in cui, nonostante la pioggerellina, c’è una calma intorno e una temperatura che ti fa capire che anche l’autunno o l’inverno imminente possono essere magici. IL cartello ‘VENDESI’ era affisso su un cancelletto arrugginito, tutto svolazzi e ghirigori. Tutto intorno alberi spogli, e solo una macchia di colore: una melagranata spaccata che lasciava intravvedere i suoi semi fucsia, e ce li offriva, nonostante fossimo solo ospiti di passaggio. Era come una mano che ci invitava ad entrare e a riflettere sul cartello e sul dono. E così, in un momento in cui la natura si offre non certo al meglio, come un cane spelacchiato che vuole essere adottato, ma che ti entra nel cuore senza un motivo, decidemmo che sarebbe stata nostra. Li avremmo portato a giocare i nostri figli, in quel posto isolato, dove avrebbero potuto gridare a loro piacimento, avremmo potuto suonare e cantare a squarciagola, e ci saremmo sorpresi, con la nuova primavera, nello scoprire la bellezza che quel posto ci avrebbe riservato con la sua rinascita.

con noi c’era un amico che abitava li vicino. Grande sognatore, che riesce a vedere al di la della realtà, quelli che sono i confini da varcare per entrare nel mondo della fantasia. Sorrise e condivise con noi quel progetto.

Quando la firma fu messa in calce sul contratto di acquisto, decidemmo che per suggellare quel momento, in cambio di quella strana coincidenza di eventi che ti portano sulla strada che hai sempre cercato, avremmo regalato a lui e alla sua famiglia i frutti del primo albero di ciliege mature. E lui avrebbe deciso come e quando andare a raccoglierli.

E da allora, son passati 10 anni, appena l’aria diventa calda, c’è un albero che matura prima di tutti. Le sue ciliege sono piccole e dolci, tantissime e si trova nella parte a valle della campagna del trullo. Il primo anno il messaggio fu ‘le ciliege del tuo albero son mature’. E lui a mezzanotte, con la torcia e sotto la luce della luna, con le sue figlie, allora piccoline ora grandicelle, da allora, va a mangiare le ciliegie direttamente dall’albero, senza raccoglierle per portarle a casa.

E’ diventato un rito il nostro. Solo che ora il messaggio è ‘L’albero delle ciliege di mezzanotte è pronto’

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Crostata morbida semiintegrale con ciliege e fragoline di bosco

- 150 di farina 00

- 50 g di farina integrale

- 6 cucchiai di zucchero

- 150 di margarina (o burro, o quello che volete, senza pontificare)

- 3 uova grandi

- mezza bustina di lievito per dolci

- un pizzico di sale

- 50 ml di latte (se serve per raggiungere la giusta consistenza)

- una bagna per ammorbidire (acqua e zucchero, oppure succo di frutta, oppure acqua e liquore profumato)

- marmellata morbida di fragole

- ciliege fresche snocciolate

- fragoline di bosco

- una banana

- gelatina per torte (a piacere se si vuole ottenere un effetto lucido e se si vuole preparare il giorno prima)

 

Impastare prima tutti gli ingredienti solidi (le farine, lo zucchero,il sale, il lievito). Poi aggiungere prima la margarina ( o il burro o olio), e le uova una per volta. Se la consistenza è troppo solida e si fa fatica a lavorare con il cucchiaio di legno, aggiungere un pò di latte.

Ungere e infarinare una teglia per crostata. Versare il composto e infornare per circa 30 minuti a 180°. una volta tolta dal forno, far raffreddare nella teglia stessa, capovolgere in un piatto da portata.

Spennellare la base della crostata morbida con una bagna a piacere (acqua e zucchero, oppure succo di frutta, oppure acqua e liquore profumato)- Distribuire con un cucchiaio la marmellata di fragole. Decorare con fettine di banana, ciliege e fragoline.

Se si vuole preparare il giorno prima per impedire che la frutta annerisca o si disidrati, preparare della gelatina per torte, seguendo le istruzioni riportate sulla confezione, e versarla su.

Questa è una torta che fa bene al cuore…..

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Polpette dolci con marmellata di ciliege e zucchero a velo vanigliato home made

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Entro in cucina mentre c’è ancora la penombra dovuta alla tenda appena accostata. E nel silenzio del mattino mi accoglie il rumore familiare della caffettiera che fra un pò sprigionerà il profumo del mio amato caffè del risveglio. E con gli occhi ancora semiassonnati sbircio una cassettina nera bucherellata, che ieri sera ho poggiato sul tavolo, perchè stanca e non avevo alcuna voglia di portarla fuori nel balcone. Ogni volta che vado in campagna mi sento come quella famosa donzelletta che torna con un cesto pieno di rose e viole e cose buone. Chissà cosa penseranno le donne che sbirciano sempre dai loro balconi per controllare il viavai della strada quando mi vedono trafficare nel cofano della macchina per tenere in equilibrio i miei mazzi di erbe aromatiche, i fiori, le cicorielle, il cesto delle ciliege…. e lo spettacolo delle chiavi da cercare nella borsa, per aprire il portone e che puntualmente mi cadono, scatenando la gara dell’equilibrista per tenere tutto in piedi mentre mi piego per raccattarle….

Ieri era un pomeriggio caldo, di quelli con poco sole e aria tiepida e tranquilla. HO passeggiato nel campo appena rasato, con mia madre e la mia nipotina, per raccogliere un pò di ciliege. I miei alberi maturano due / tre alla volta, perchè di tipi differenti. MI danno il tempo di accorgermene e di programmare la raccolta senza stancarmi, anzi per godermela. Perchè i lavori di campagna, sempre tanti e faticosi, piacciono per le prime ore, poi stancano e ti sfiancano, facendoti innervosire e piano piano cancellano la convinzione che la campagna sia solo poesia.

Però ieri abbiamo adocchiato i tre alberi carichi di ciliegione nere e mature e dure e dopo averle… assaggiate, riassaggiate e riassaggiate ancora, abbiamo detto ‘si sono buone e pronte per la raccolta’ e ridendo per la dieta e i valori della glicemia dimenticati, abbiamo iniziato allegramente a raccogliere. Ogni tanto ci si lanciavano i noccioli o le ciliege picchiettate dagli uccelli, rincorrevo la piccola che con le ciliege doppie attaccate alle orecchie e le lentiggini venute fuori al sole, si era ben presto stufata di lavorare. E l’acchiappavo, la riempivo di baci forti, la chiamavo pigronaaaaaaaa e la riportavo sotto l’albero.

Le ho dato un compito alternativo, altrettanto profumato e dolce. Raccogliere le fragoline per fare il liquore. E lei ha pensato bene di modificare lo scopo dell’incarico, preparando con fili d’erba rigidi degli spiedini di fragoline da portarci come merenda. Il resto delle fragoline sono finite nella sua pancia, ovviamente, e niente nella coppa verde per il liquore. E vabbè, aspetteremo che maturino le altre.

Stamattina le ciliegione nere mi guardano, aspettano di conoscere il loro destino. Alcune finiranno nei piatti da offrire alle ‘Marie’ del primo piano (così si firmano sui biglietti che mi inviano con i fiori!), altre saranno snocciolate e trasformate in marmellata per le mie crostate, altre saranno infilate in ricette da sperimentare, altre nella pancia (yummmm yummmm) e tutte, sicuramente nelle mie foto.

ore 18,18                                                                                                                      E una nuova ricetta è apparsa nella mia mente e nella mia cucina. A volte mi vengono delle genialate!!!  Ho fatto le polpette dolci e ora stanno friggendo, e profumanooooooo….

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Polpette dolci con marmellata di ciliege e zucchero a velo vanigliato home made

- 500 g di pane fatto in casa raffermo

- latte per ammorbidire il pane (quanto ne basta per coprirlo)

- 4 cucchiai di zucchero di canna

- scorza grattugiata di due limoni biologici grandi

- due uova (ma se l’impasto dovesse risultare non abbastanza morbido aggiungerne un’altra)

- pangrattato fine

- un litro di olio di semi di arachidi

- marmellata di ciliege fatta in casa

- zucchero a velo vanigliato fatto in casa

Tagliare a pezzettini il pane e metterlo in una ciotola. Versare il latte tiepido e aspettare che venga assorbito e che il pane diventi morbido. Strizzarlo e sbriciolarlo. Aggiungere lo zucchero di canna, la buccia grattugiata dei limoni, e le uova. Amalgamare il tutto. La consistenza deve essere tale che prendendo in mano una cerca quantità di impasto si potrà ‘appallottolare’ senza problemi. Con un cucchiaio prenderne una quantità grande come un piccolo uovo e schiacciarla come una frittatina sulla mano. Al centro posare mezzo cucchiaino di marmellata di ciliege. Chiudere come se fosse un sacchetto e formare la polpetta. Far rotolare la polpetta sul pangrattato e friggere in abbondante olio caldo. Scolare su carta assorbente, far intiepidire e spolverizzare con abbondante zucchero a velo vanigliato (Da preparare in casa mettendo un baccello di vaniglia in un barattolo pieno di zucchero a velo e lasciato a riposare per almeno una settimana)

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La torta del mio compleanno

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Tic Tac, Tic Tac, il tempo scorre. Va avanti, e il passato, con tutte le sue storie, i mille pensieri, i fiumi di parole, le fotografie, i quaderni di ricordi e tutte le cose che hai imparato e continui ad imparare, ha bisogno di uno spazio sempre più grande e diventa sempre più prezioso. Siamo quello che abbiamo vissuto. Ma quello che rende la nostra strada sempre più interessante e luminosa è la nostra instancabile curiosità. Guai a perderla.  Guai a perdere la capacità di stupirsi, la voglia di conoscere cose nuove, la capacità di vedere nel nuovo una fonte infinita di energia. Guai a rimanere fermi sul divano o con la mente per un tempo più lungo di un momento di solo e sano riposo.

Mi volto per un istante e mi vedo, adolescente che correvo a maniche corte e pantaloncini per allenarmi in mezzo alla neve. Studentessa/lavoratrice che stanca del lavoro mi tuffavo tra i libri, avida di letteratura femminile del ‘900. E poi giovane innamorata, pronta a partire per raggiungere ovunque il mio amore. E poi mamma in corsa, ansiosa di essere presente nella vita dei figli piccoli, che rimandavo a dopo mezzanotte i lavori di casa, per portarli ovunque, al mare, in campagna a giocare con il pallone, in villa d’estate a mangiare il gelato.

E mi vedo ora. ancora a mezze maniche (ma non con i pantaloncini) che ancora farei il bagno nell’acqua gelida della primavera. Ancora ammaliata dalle parole di carta e dalle storie di donne di ogniddove e ognittempo. Ancora pronta a raggiungere mio marito ovunque, appena me lo chiede. E ancora e ancora mamma in corsa, forse ancora troppo ansiosa per i figli, che tento di tenere con un filo sempre più sottile, ora che è arrivato il momento che stanno andando via, con i lavori di casa sempre tanti, troppi per i miei tempi e i miei interessi da soddisfare intorno.

Cosa è cambiato in tutto questo tempo? solo qualche ruga. Ma gli occhi, dicono, sono sempre attenti e curiosi. Il cuore aperto. La mente anche. La voglia di sperimentare infinita. E la voglia di condividere tutto questo con chi passa di qui, immensa.

Grazie a tutti per aver festeggiato con me il mio compleanno. E’ stato un grande, grandissimo regalo.

E ora mangiamo la torta.

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La torta del mio compleanno

1 pan di spagna (ricetta di Luca Montersino, vedi qui)

1 litro di latte intero

4 tuorli

4 cucchiai di zucchero

4 cucchiai di farina

una tavoletta di ottimo cioccolato fondente

un limone

2 confezioni di Togo (biscotti ricoperti di cioccolato)

1 confezione di ciliegie candite

170 ml di liquore Strega

Preparare il Pan di Spagna seguendo le istruzioni di Montersino, che ho seguito io. Mentre cuoce, preparare la crema pasticcera. Mettere a riscaldare in una pentola il latte intero (magari anche quello di masseria). Sbucciate un limone facendo attenzione a non lasciare troppa buccia bianca, e mettetelo nel latte. Nel frattempo in una ciotola sbattere con una frusta i tuorli, la farina, lo zucchero e un mestolo di latte preso dalla pentola. Lavorare energicamente e quando il latte comincia a diventare caldo versarlo nella ciotola dove continuerete a girare con la frusta. Versate velocemente tutto il composto nella pentola e portare a cottura con un cucchiaio di legno che gira e gira. Eliminare la buccia del limone. Versare in un’altra ciotola un terzo della crema. Spezzettare il cioccolato fondente e versarlo nella pentola. Girare finchè il cioccolato si sarà sciolto tutto. Tagliare il pan di Spagna in tre dischi. In un bicchiere mescolare il liquore e la stessa quantità di acqua. Bagnare con questa bagna tutti i dischi di pan di spagna. Versare metà della crema al cioccolato sul primo disco. Coprire con il secondo. Versare la crema pasticcera bianca. Coprire con il terzo strato. Versare tutto il resto della crema al cioccolato e livellare. Tutto intorno alla circonferenza della torta disporre i togo, lasciandoli un pò distanziati. Decorare con le ciliege candite.

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Pane e marmellata di ciliege

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Camminavo per le strade di campagna di Locorotondo, un paese che sembra di favola qui vicino a me, e mi perdo. Ma per davvero! Incantata dai trulli e dagli alberi di ulivo potati alla perfezione, prendo appunti mentali su come li poterò io, su come voglio aggiustare i muretti a secco, sui miglioramenti da fare al mio trullo…. e perdo la strada.

Allora decido di chiedere informazioni al primo che incontro. Sembra facile. Qui per le strade di campagna è un miracolo se incontri qualcuno. E’ tempo di potatura e vedo solo uomini arrampicati sulle scale di legno, in mezzo ai rami, indaffarati a compiere il loro lavoro. A gruppi, su scale incrociate, ma tutti in mezzo al campo. Vabbè, mi dico, è così bello qui intorno che se mi perdo attivo il navigatore e torno a casa, la benzina ce l’ho, il tempo anche…. E all’improvviso, dove un campo fa una curva, e sulla curva c’è un albero di ulivo, vedo un vecchietto che lega una fascina con i rami appena tagliati, con calma, con ‘a rungèdd’ (coltello tozzo e lama curva) appesa alla cintura per tagliare lo spago. Vestito con pantalone caldo di lana scura, camicia a quadri, gilè e coppola, è appena sceso dalla scala di legno. MI fermo. MI guarda e sorride. Buonasera, dico io, Buonasera, dice lui.

Manca ancora un pò al tramonto e la luce arancione si riflette su tutto intorno. Chiedo informazioni sulla strada… e lui gentilmente comincia a spiegarmi dove devo svoltare, che proprio li vicino abita lui, che più giù ha costruito anche una villetta alla figlia. E che intorno abitano tutti signori, tutte persone come si deve, vantandosi di questo gradino appena salito nella scala sociale delle persone rispettabili, grazie alla presenza di questi vicini. E, come tutte le persone anziane di campagna, che hanno un concetto del tempo diverso dal nostro, approfittando di un incontro, di una nuova conoscenza, di un momento di riposo, di un’occasione per fare quattro chiacchiere con calma…. inizia a raccontarmi la sua vita, le cose che fa. MI chiede se sono di li, a chi sono figlia, cosa faccio nella vita…. e tra una parola e l’altra dopo un bel pò di tempo si arriva agli acciacchi, alle analisi, al colesterolo, al diabete ecc… E lui, con un grande sorriso si illumina e mi dice: ‘ Signò, grazie a Dio, a me le analisi stanno tutte bene. Certo sò vecchiaridd, e devo stare attento, ma posso mangiare tutto. Per esempio, vuoi sapere cosa ho mangiato oggi? Ho portato una minestra di cicorielle a mia moglie (una minestra = una quantità sufficiente per due persone circa) e mi ha preparato le fave bianche ‘mbanèt chi cicuredd (purù di fave bianche con cicorielle di campagna mescolate tutte insieme), poi un pezzettino di lardo arrostito e un pezzetto di pane con la marmellata di ciliege. Un bel bicchiere piccolo di vino primitivo e stò apposto’.  Io sono rimasta affascinata da quest’uomo, dal suo racconto, dal suo rapporto antico con la moglie che, nella normalissima divisione dei compiti di una famiglia di una volta, cucina quello che il marito ha portato a casa e lo prepara per lui, mentre lui, stanco del lavoro si siede e aspetta. E sono rimasta incantata dal menù semplice e straordinario, ricco di sapori e di scelte antiche soprattutto per il dolce finale…. Pane e marmellata di ciliege!!!!

E con questa immagine negli occhi, ci siamo stretti le mani, piacere, ma davvero piacere di averVi conosciuto, perchè qui da ancora del Voi agli anziani, se hai un minimo di educazione…. E a malincuore l’ho salutato, sperando di rivederlo ancora, o forse no, affinchè questo ricordo potesse restare unico per sempre. E così sarà….

E che ricetta volete che vi scriva ora? Pane e marmellata, ovvio!!! Ma ci vuole proprio la ricetta? vabbè la trovate –> qui

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Coniglio in umido con patate alle erbe aromatiche, e melanzane con origano fresco

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Mi annoto appunti, validi non solo per oggi, ma per tutti i giorni da questo in poi.

1) ricorda di leggere tutti i giorni questo foglio, mentre bevi il primo caffè, anzi dopo aver bevuto il primo caffè, così sei già sveglia.

2) sempre dopo il caffè concentrati su quelle che sono le REALI priorità della tua giornata. Non sempre al primo posto c’è facebook e il blog. Nemmeno il tuo amato libro. Nemmeno la montagna dei panni da stirare. Guardati e vedi cosa devi migliorare di te per volerti più bene. Di cosa avresti bisogno oggi? di un’ora di abbracci? Vai da chi sai che te li regalerà volentieri. Anche in silenzio. Hai voglia di allegria? Telefona a qualcuna delle tue amiche che sanno ridere con te, anche dopo un bollettino di guerra degli acciacchi. Hai voglia di silenzio? vai in campagna e raccogli erbe da sola. Inventati una scusa, e anche se piove chissenefrega. Poi torna a casa e porta con te qualcosa che profumi di buono. E ora che dentro di te è tutto a posto, cura quello che è intorno a te in casa.

3) apri il frigo e vedi quello che c’è e quello che realmente devi comprare, cioè, a parte il latte che è finito, nient’altro. Il pane lo puoi fare, la frutta c’è, lo zucchero per il dolce lo sostituisci con il miele. Controlla tutto quello che è scaduto, che nel frattempo cerca di nascondersi per non andar via, e vedi se è proprio scaduto da taaaanto, altrimenti usalo oggi.

4) non comprare più tanta roba quante sono le idee, perchè ne hai troppe, e troppo poco il tempo per realizzarle. Per il momento potresti vivere più di un mese con quello che hai. Si si, cosi dev’essere un bunker antiatomico… proprio come casa mia.

5) Non tornare con la mente sempre ai  pensieri negativi … pensa a cosa cucinerai per pranzo e per cena. E chiedi se sarai sola stasera o torna a casa qualcuno e regolati di conseguenza. E’ inutile accendere sempre i fornelli. E magari organizza anche una mezza pizza fuori con le amiche (che devi avvisare fin dalla mattina)

6) Ordina un pò casa, partendo dalla stanza davanti, dove entra gente se arriva all’improvviso, così non sarai costretta a nascondere tutto in fretta mentre salgono le scale o a dire ‘arrivooooooo’ perchè sono già dietro la porta.

7) avvia la lavatrice che tanto non mancano mai i lavaggi da fare.

8) quando e, ripeto, solo quando hai ordine intorno a te, prima fai una foto per ricordartelo e per dimostrare a te stessa che ogni tanto ci riesci, e poi comincia a cucinare.

9) il pomeriggio, meglio se non ti riposi, altrimenti sballa tutto l’elenco perchè ti viene l’abbiocco.

10) entro il tramonto regolati in base al tempo. Se c’è il sole esci, esci, esci… Se piove o fa freddo stira mentre guardi la tv. O prepara cose buone per il blog.

11) Non interrompere mai un post mentre lo stai scrivendo perchè poi perdi l’ispirazione.

12) Non sei obbligata a scrivere post. Magari leggi uno dei libri che ti hanno regalato e che fanno colonna sul tuo comodino. O non fare niente. Spalmati sul divano a guardare un film.  Ma se proprio non ce la fai e decidi di scrivere, scrivi sempre a tarda sera o notte, perchè allora non ti telefona nessuno. E in giro sul web c’è solo gente come te. E prima di andare a dormire, ricontrolla questo elenco per vedere se hai ubbidito e fissa le cose che dovrai fare domani.

E ora vi suggerisco un piatto unico, leggero, da dieta, profumato, e completo.

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Coniglio in umido e patate alle erbe aromatiche, con melanzane all’origano fresco

(porzione a persona)

- 250 g di coniglio

- una patata

- un cucchiaio di olio extravergine

- vino bianco q.b.

- la scorza di un limone

- aglio,

- rosmarino, salvia, pepe in grani, alloro,

- un’acciuga sotto sale

- brodo vegetale

- una melanzana

- origano fresco (possibilmente)

in una ciotola mettere i pezzi del coniglio, l’aglio, la scorza del limone e il pepe in grani. Coprire con il vino bianco e far marinare per almeno un paio d’ore.

Scolare il coniglio, asciugarlo con uno scottex, disporlo in una padella antiaderente. Sbucciare la patata e tagliarla a spicchi grandi. Tagliare a pezzi piccoli l’acciuga, pescare l’aglio dalla marinata e aggiungerli. Versare il cucchiaio d’olio e con le mani ungere il tutto. Far soffriggere lentamente a fuoco medio.

Nel frattempo lavare la melanzana, tagliarla a metà, praticare dei tagli in diagonale fino a formare una griglia, e metterla sulla grata del forno accanto alla teglia.

Quando il coniglio sarà rosolato, salarlo,  aggiungere un pò del vino della marinata filtrato, e le erbette tagliuzzate (meno l’origano che servirà per la melanzana). Far evaporare e portare a cottura aggiungendo di tanto in tanto un pò di brodo vegetale.

Quando le melanzane saranno cotte spennellarle con un pò d’olio extravergine di oliva, origano fresco e sale.

L’oro della terra

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D’estate tutti pensano al mare. Ma io sono stata in un posto dove ho trovato l’oro.

Se avete voglia di ascoltare vi racconto una bella storia.

Partiamo la mattina di buonora per poter arrivare presto alla nostra destinazione. Tempo finalmente bello, con un caldo che ancora non morde, ma accarezza la pelle. Bella la compagnia del mio viaggio, tutto sistemato a casa e tutte le premesse per godersi una meritata vacanza. Arriviamo puntuali e sono li tutti ad aspettarci, pronti per abbracciarci. Francesca e Pietro Singerfood, Alberto Zampino e tutta la sua meravigliosa famiglia. Entriamo e siamo accolti dal profumo di crostate e torte con la crema e marmellate fatte in casa, per fare colazione tutti insieme, mentre ci presentiamo. Ma sapete quando vi sembra di incontrare persone di famiglia che sono felici di vedervi? ecco ci siamo sentiti subito così. Eravamo li perchè desideravano presentarci la loro attività, di ‘fabbricanti di maccheroni’, il pastificio Gentile,  di cui mi hanno nominato OVVIAMENTE ‘amministratrice onoraria’ , ma siamo entrati in un bellissimo album di famiglia, ricco di foto e di storie che sapevano di buono e di cose semplici.

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Il profumo di pasta ci accoglie e restiamo incantati nel guardare abili mani, che ‘arrotolano’ velocemente ‘strisce di pasta’ attorno ad un ferretto per creare un formato incantevole, i ‘fusilli fatti a mano’,  che poi assaggeremo con sugo, ricotta e basilico. E il signor Natale ha gli occhi che brillano quando ci parla della ‘cella Cirillo’, geniale idea per l’essiccamento e di quanto sia importante controllare l’umidità all’interno della pasta, e di come saperla riconoscere solo assaggiandola.gentile3

E in questa piccola grande realtà artigianale vediamo come nascono paccheri, trenette, rigatoni e mille altri formati. E ci affascina il conto tenuto ancora a mano, semplicemente, dei sacchi di farina utilizzati. gentile5gentile6gentile4

E poi passiamo al laboratorio della signora Maria, dolcissima e silenziosa mamma, che ha realizzato un suo sogno (e sicuramente anche il sogno di chi poi viene qui a comprare le sue produzioni): preparare marmellate, pelati, pelati con sugo, albicocche e pesche sciroppate e altre mille delizie, in maniera assolutamente casalinga. Io le ho assaggiate e ho scoperto che la produzione industriale se li può scordare questi sapori irraggiungibili…. E oltre all’assaggio, molto tranquillamente ci ha regalato anche delle ricette.gentile7

Pranziamo e gustiamo i piatti che la signora Maria ha voluto preparare per noi e poi tutti insieme partiamo alla volta di un posto che sa di favola solo ad immaginarlo.

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Usciamo da Gragnano e ci dirigiamo verso la Basilicata, regione bellissima ancora sconosciuta ai più, ma che regala paesaggi mozzafiato, ancora incontaminati.

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Saliamo al tramonto tra colline d’oro e arriviamo su su, in un posto fermo nel tempo. Ci accoglie la sua affascinante proprietaria, che per noi ha preparato una cena biologica con i prodotti coltivati da lei nella sua terra. Ceniamo e poi tutti a sdraiarci sotto le stelle a suonare la chitarra e cantare, mentre mangiamo ciliege e tortini caldi al cioccolato. Intorno a noi aria immobile tiepida e luci all’orizzonte che scopriamo essere le luci di Matera._MG_0996

Il giorno dopo dopo una ricca colazione biologica, tutti insieme a passeggiare nell’oro dei campi di grano, ma di un grano specialissimo, alto e forte, con spighe piene e rigogliose che orgogliosamente ci fanno sentire quanto siano da sempre la cosa più importante per l’uomo. E queste sono le speciali spighe della vera qualità Senatore Cappelli, che viene unicamente utilizzata dal Pastificio Gentile per la sua pasta. Ecco il perchè dei piatti saporiti e digeribilissimi che ci ha preparato la signora Maria. Ecco il perchè di tutto il successo di una pasta unica nel suo genere…gentile12

Passeggiare in un campo di grano immenso, con accanto persone che ne parlano con amore, e che ti spiegano il perchè delle loro scelte, non prive di difficoltà, ma ricche di soddisfazioni, è davvero un’esperienza indimenticabile. Gentile10

Grande dono l’oro della terra, grande dono l’amicizia di persone vere e generose come la terra stessa.

E al tramonto siamo tornati a casa, ricchi di abbracci e sensazioni forti, vere e profonde.

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