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Channel: Anna The Nice
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Nocino di Noci

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noci x nocino

Seduta fuori nel mio balcone, tra vasi di surfinie e lantane, assaporo finalmente l’aria fresca del tramonto. E’ giugno. Desiderato per quasi un anno, è arrivato. Ci ha regalato una ventata di caldo soffocante, ma oggi ha avuto pietà di noi. Oggi è fresco, e mi sto godendo un momento di relax, prima di continuare ancora la mia corsa. Di fronte a me un barattolo di vetro, messo al sole durante il giorno, e che devo ricordare di mettere all’interno della casa per la notte. E si, perchè io, che abito in un paese che si chiama Noci, sto preparando il nocino.

Circondato da leggende, tra racconti di streghe e folletti, circola in rete in una miriade di ricette tutte diverse una dall’altra, per dosi e modalità di esecuzione.

Un giovane albero della mia campagna, mi ha regalato tante noci quest’anno, e allora diligentemente ho aspettato la notte di San Giovanni, come da tradizione, e ho fatto la mia raccolta.  Ma…. tra magie e incantesimi bisogna sapere che:

noci e spezie per nocino

1) ancora non esiste un numero ufficiale di noci. Chi dice grandi, chi piccole e tenere. Chi dice 33 per litro, chi 20, chi 22, chi 40… insomma ancora il numero è variabile.

2) Considerate le leggende dovrebbero essere raccolte da ‘una donna esperta, che a piedi nudi deve salire sull’albero e sceglierle una per una…’ Ma su un libro antico di ricette dei padri benedettini, ho letto che invece le noci devono essere colte ‘da mani di vergini ma che, considerati i tempi, possiamo anche raccogliercele da noi’.

3) chi dice all’alba, chi dice al tramonto, chi di notte.

4) chi dice di tagliarle e basta, chi invece consiglia il coltello di ceramica.

5) chi dice di mettere prima lo zucchero, chi dopo. Chi con acqua, chi senza.

6) per fortuna lo sbattimento del contenitore e l’esposizione al sole prolungata per 40 giorni è uguale per tutte le ricette.

Insomma, anche per fare il nocino diventa una questione di scelte.

E io ho scelto di farlo così….

(Certo per il risultato ci vediamo a Natale)

noci x nocino in infusione

Nocino

Il giorno che precede la festa di san Giovanni (e cioè il 23 giugno), verso il tramonto raccogliere con delicatezza 30 noci acerbe. In realtà ne serviranno 20, ma non si sa mai, ce n’è qualcuna ammaccata o avariata…

lavarle accuratamente, tagliarle in 4 con un coltello possibilmente di ceramica per evitare che ossidandole si anneriscano e versarle in un contenitore di vetro abbastanza capiente.

Aggiungere un pezzo di stecca di cannella, 5 chiodi di garofano, la buccia di mezzo limone e, secondo il gusto personale di mio marito, anche un fiore di anice stellato.

Coprire con 750 g di alcool a 95°. Chiudere il barattolo, agitare il tutto per farlo amalgamare ed esporlo al sole per 40 giorni e rientrarlo in casa di notte. Scuoterlo di tanto in tanto.

Fra 40 giorni cosa farò…..

Bollirò 2 dl di acqua con 500 g di zucchero. Farò raffreddare e aggiungerò l’alcool con le noci e le spezie, filtrando il tutto. Imbottiglierò e lo lascerò al buio fino a Natale. E poi vi dirò!

noci x nocino tagliate


La Compagnia delle donne e lo Sciroppo di limone

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sciroppo di limone1

Strana stagione questa estate. Sembra arrivare, ma poi si nasconde. E pensare che proprio quest’anno ho bisogno di caldo. Si cambia in maniera inaspettata. Fino a qualche mese fa camminavo in mezzo alla neve anche a mezze maniche e d’estate mi rifugiavo in casa aspettando la sera per cercare quiete. Poi lentamente qualcosa succede. Forse ho semplicemente saltato un’estate quella scorsa, chiusa in me stessa e in casa, per il bisogno interiore di solitudine e pace. Ma evidentemente il ritmo naturale delle cose chiede prima o poi il suo conto. E quest’anno chiede di recuperare sole e caldo e estate. E aspetterò che tornino.

Qualche giorno caldo però l’abbiamo avuto. Un pò spaventata per tutto questo mio desiderio nuovo, ho deciso di cogliere al volo qualche ora di mare. Telefonata di prima mattina ad un’amica che lavora solo di pomeriggio, si infilano asciugamani, bottiglietta d’acqua, mela e taralli nella borsa. Addosso il costume. Cappello in testa, e si parte. Tanto il mare è qui vicino, solo una trentina di km. E già alla partenza si assapora una strana sensazione.

Come mai ci si sente più leggere, con un peso in meno sul cuore, allegre e rilassate, con tanta voglia di parlare, ma anche con la certezza che i silenzi non peseranno, ma saranno un balsamo per queste poche ore che ci stiamo regalando? E’ la compagnia delle donne, delle amiche. Non devi spiegare niente, perchè i nostri mondi si somigliano. Non devi cercare parole strane per spiegare le angosce del quotidiano, perchè le nostre giornate sono uguali. Non devi temere di non essere capita se parli delle delusioni e dei progetti mai realizzati, ma lasciati li nel cassetto, non chiuso a chiave, perchè sempre pronto per essere riaperto, perchè delusioni e progetti noi li abbiamo sempre nel cuore. E quando si cominciano a confrontare i sogni, ci si illuminano gli occhi perchè capiamo che basterebbe unire le forze o semplicemente appoggiarsi l’un l’altra per decollare verso la realizzazione. Anche piangere su racconti dolorosi è facile, perchè sappiamo piangere insieme senza vergognarci. E parlare del nostro passato vissuto a volte insieme in mezzo a risate di viaggi lontani, e abbracciarci per i dolori presenti. E sognare di cose da fare e dirsi' ‘ ma si dai, che lo possiamo fare’. Le donne, le amiche. Un balsamo per i momenti bui, un volano per i momenti belli, che così arrivano sempre più in alto, se condivisi.

E questa estate, quando e se comincerà per davvero, la riempirò con risate e racconti, e passeggiate al mare o spaghettate in campagna. Con tutte le amiche che vorranno essere con me, e con gli uomini della vita mia.

E frugando nel passato, ho ritrovato una ricetta di un sapore semplice e antico. Per bambini o per i bambini che siamo anche noi. Lo sciroppo di limone. Da diluire semplicemente con acqua e arricchire con ghiaccio, tanto, e fette di limone fresco. O da usare per servire la frutta a pezzi, come se fosse un dolce prezioso.

sciroppo di limone 2

Sciroppo di limone

250 g di succo di limone filtrato

2 limoni freschissimi, non trattati

350 g di zucchero

Spremere il succo dei limoni e versarlo in una pentola di acciaio dove avrete già messo lo zucchero. Girare fino a far sciogliere il tutto e portare ad ebollizione. Far cuocere per altri 5 minuti e spegnere.

grattugiare la scorza dei limoni e aggiungerla allo sciroppo. Filtrare il tutto in una ciotola di vetro, coprire con un panno bianco e pulito e aspettare che si raffreddi. Imbottigliare e conservare.

Quello che resta nel colino dopo aver filtrato il tutto, io l’ho diluito con poca acqua ancora e ho fatto dei ghiaccioli.

sciroppo di limoni 3

Marsala, terra di vini e di stupore

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Ma voi, siete mai stati accolti da un tramonto tutto rosa, con una montagna coperta per metà da soffici nuvole e per l’altra tutta colorata dal sole caldo che scende? e scende nel mare turchese le cui onde leggermente increspate, riflettono il colore rosa del cielo?

Ecco quello che mi è capitato negli ultimi giorni. E se avete voglia, ancora una volta, di viaggiare con me in una terra calda e profumata, li vi porterò io per mano, con il mio racconto.

Arrivo in Sicilia, stupita dall’immediata bellezza che avverto intorno a me e ancora più stupita per essere stata invitata, io astemia che degusta solo fuori pasto piccoli sorsi di vino, a partecipare ad una delle più importanti manifestazioni dove si parla di tutto ciò che caratterizza questa fantastica regione e del suo vino, Marsala Wine 2013.

Arrivo a Palermo e già strada facendo, mi stupisco che l’immagine non corrisponde a quella che avevo nella mia mente, di una terra arida e brulla. E invece mi accorgo che intorno spuntano qua e la vigneti rigogliosi, che cominciano così a raccontarmi la storia del vino di questa terra.

Gentilissimi amici vengono a prendermi, ormai è sera, e gli altri sono già ad attendere la visita e la degustazione della cantina Musita.

Penso alla cantina come un piccolo ambiente dove la gente va a bere un bicchiere di vino. E invece mi ritrovo a visitare una struttura grandissima, ristrutturata solo in parte, proprio perchè immensa, e comincio ad assaggiare il mio primo vino. Bianco profumato e fresco, per accompagnare la mia prima caponata del viaggio, e altri piatti tipici del posto, spiegate nel dettaglio dalla mia carissima nuova amica, Stefania e dal suo simpaticissimo marito… dai quali ho imparato mille varianti della cucina siciliana, anche in versione gluten free, e con i quali abbiamo parlato e riso fino alle 2 di notte, raccontandoci di noi, dei nostri figli, delle nostre comuni passioni. _MG_1261

 _MG_1268_MG_1278    La mattina successiva scopriamo la città di Marsala, grazie alle parole della nostra simpaticissima e sorridente guida, che ci trasmette tutto il suo amore per la sua città, con i suoi racconti eruditi. E sotto un caldo che picchia, scopriamo piano piano la città a partire dal porto che vide lo sbarco di Garibaldi con i suoi mille (provenienti da ogni punto dell’Italia, che bello, quando si aveva un ideale per cui combattere, e che ideale!!!). Ma, pur essendo, ‘sed ventosa’, il caldo incalza e andiamo a visitare il mercato dove grazie alle spiegazioni dei miei amici siciliani scopro come si preparano le ‘sarde’, cos’è il ‘lattume’, i diversi tipi di bottarga, i vari dolci, un polpo aggredito e coperto dai molluschi delle conchiglie, ceste di pesce da zuppa e teste e tranci di pescespada e tonno rosso…. Che profumi e che fame!!!_MG_1273_MG_1282

Ancora visita alla città e poi via verso una delle cantine più importanti della città, le cantine FLORIO, dove lo spettacolo comincia all’apertura del cancello. Il giardino curatissimo con la sua piccola vigna, location ideale anche per concerti e manifestazioni, ci accoglie prima di entrare nel mondo profumato fatto di centinaia di botti e tini immensi, colmi di vini profumati.

_MG_1321 A metà percorso … all’improvviso, è cambiato qualcosa in me….

Tolto un tappo da una delle botti del percorso, ci è stato consentito di ‘annusare’ in diretta, il profumo che si sprigionava. E ad occhi chiusi si è compiuta la magia… immagini lontane di racconti antichi, di terre baciate dal sole, di dolci profumati e preziosi e storie ricche di fascino, sono apparsi nella mia mente. E tutto questo solo per aver aver sentito, forte e dolce, il profumo del Marsala. E la magia è continuata con il percorso sensoriale, alla fine del quale abbiamo assaggiato tre tipi di marsala, Terre Arse, Targa e Grecale, dal sapore incantevole, con il sottofondo di una musica al pianoforte che ci ha fatto sognare. E mi riprometto di rifare questo stesso percorso sensoriale con i miei amici, e di consigliarlo a tutti coloro che vorranno venire in queste fantastiche cantine per imparare e capire che di Marsala ce ne sono tanti e diversi a seconda degli anni di invecchiamento e della quantità di zuccheri contenuti. E che in base a questo anche i colori variano passando dall’oro all’ambra._MG_1304

Pranzo tipico siciliano, con cous cous con la zuppa di pesce…. dolci al doppio cioccolato, e alla ricotta con canditi e cioccolata e mandorle a scaglie…. ecc….. e degustazione di passiti e moscati profumatissimi.

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Pomeriggio in giro per degustazioni per conoscere i grandi rossi e i grandi bianchi di Sicilia,  sempre eccezionali… e la sera altra cena alle cantine DonnaFugata….. altro sogno… una serata al femminile, sia per l’alta presenza di partecipanti, sia perchè la padrona di casa, squisita, ci accoglie letteralmente ‘a braccia aperte’, come si ci conoscesse da sempre. E ci presenta il sindaco di Marsala, Dott.ssa Giulia Adamo, splendida donna, che è qui anche lei per accoglierci. E l’atmosfera si fa subito amica. Aiuta molto il buon cibo e il buon vino da degustare…. _MG_1381

Domenica tutti quanti alle Saline della Laguna dello Stagnone, paesaggio lunare che incanta, e ti accarezza con il suo vento caldo. Di fronte alle isole di Lampedusa e Mothia…. è davvero un posto magico, dove mani sapienti, con riti attrezzi antichi, si raccoglie un grande prodotto, e dove inizia una delle mitiche strade del Sale…

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E finalmente per noi foodblogger, uno showcooking, presso il Ristorante ‘Le Lumie’, dove lo chef Emanuele Russo e i suoi collaboratori e amici, ci insegna a cucinare il CousCous con la zuppa di pesce e altri incredibili piatti, semplicissimi ma gustosi…

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Sicilia, terra ricca di oro, profumi e sapori inebrianti. Ispiri i poeti e regali emozioni incredibili a chi viene a trovarti. E qui presto e ancora tornerò….

Ma saranno sufficienti queste foto per farvi partecipare a questo incredibile viaggio con me???

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Scozia on the road e il libro della sopravvivenza

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on the road

E ancora una volta, la terza, l’ho accompagnato alla partenza per il suo nuovo viaggio. dall’Inghilterra alla Scozia on the road. Desiderato, sognato, studiato, atteso, arrivato e realizzato. Tante le nostre reticenze, le nostre paure, dapprima i nostri no che piano piano sono passati dal ni al si. Ma come si fa a dire di no a quegli occhi che brillano quando, spiegando, ti mostrano la sua idea del viaggio? Quando gli chiedi ‘perchè non viaggi in treno?’, ‘perchè non dormi in un ostello almeno?’, ‘Perchè non partite in tanti, tutti insieme?’, e lui, calmo, ti spiega che il viaggio è anche la gente che incontrerai, la gente che si fermerà a darti un passaggio e le parole che verranno, per conoscersi. Perchè non c’è limite alla libertà, perchè i muri proteggono solo dalla pioggia e dalle tempeste. Perchè ‘insieme’, ‘in tanti’ si perde di vista se stessi e le proprie mete…. Cosa gli puoi rispondere? Come puoi cancellare i suoi sogni con le proprie paure?

E non ci provi nemmeno a fargli cambiare idea. Gli strappi solo qualche compromesso, sul Paese, sulla durata, sulle telefonate, sulla compagnia, almeno una persona con te. Ma poi devi imparare a fermarti. E lo avvolgi, con l’aiuto degli occhi e degli abbracci con uno strano rito che crea fili invisibili per proteggerlo. E lo vedi allontanarsi, con il suo zaino essenziale, con la sua fedele compagna, la chitarra, e la sua musica nel cuore e nella mente, mentre cerchi di tenere un capo di quei fili, per illuderti di poterlo seguire e tenere con te anche da lontano. e resti collegata con il pensiero sempre a lui, anche di notte e cerchi di non staccare mai il ‘contatto’. Questo ti rassicura, come un amuleto da tenere stretto nella mano per tutto il tempo. Ma non vedi l’ora che il tempo passi e che finalmente torni a casa, ‘ricco di esperienze’ e di cose da raccontare, ma con un piede già e ancora verso fuori, perchè la sua strada continua. Lontano. Che strano desiderare l’autonomia dei propri figli ed esserne orgogliosi, e allo stesso tempo sperare che non si allontanino….

E prima di partire abbiamo preparato insieme itineriari e imparato cosa fare se non ci si sente bene, quali medicine prendere, (ma prima chiamami!), cosa cucinare con un solo fornello. E via tutta una serie di ricette che torneranno utili perchè badano al risparmio e alla velocità, oltre che alla sazietà… Salvo poi non poter imbarcare il fornelletto da campeggio, perchè, ovviamente sull’aereo non lo fanno passare. Pazienza, torneranno utili quando andrà via per l’università. Ma si, che lo stampiamo pure questo libro (se c’è qualche editore in ascolto!!!), così potrà tornare utile anche ad altri ragazzi!!! E abbiamo anche imparato a fare il pane e la focaccia alla barese, quella con origano e pomodorini… Non si sa mai, può tornare utile sempre e ovunque questa antica abilità…

E non è stato mica facile. Noi mamme che diamo tutto per scontato, mica lo sapevamo che dovevamo spiegare anche solo per le patate, dimensioni e tempi di cottura, modalità diverse di cuocerle per dare origine a mille piatti diversi. E anche saper dosare i condimenti. ECC….. E così anche per imparare un’insalata di patate e fagiolini, ci abbiamo impiegato un’ora di lezione.

E così, dopo le paste ‘tutt’uno’ e le frittate con le verdure e vari ‘piatti unici’, ecco qui una buona e semplice insalata di patate e verdure. Da preparare quando tornerà….

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Insalata di patate fagiolini eccetera

- due patate grosse a testa

- 150 g di fagiolini

- 5 o 6 pomodorini

- un peperone rosso arrostito e spellato

- un cetriolo ( o cocomero o un barattiere)

- una scatoletta di tonno buono (facoltativo)

- origano, sale e pepe

- menta e basilico

- olio extravergine di oliva

Lessare le patate intere, con la buccia, fino a quando la forchetta entra con facilità. Lavare e tagliare a metà i pomodorini. Lavare, sbucciare e tagliare a tocchetti il cetriolo. Unire tutti gli ingredienti e aggiungere il tonno e il peperone tagliato a listarelle. Salare, oliare abbondantemente e spolverizzare anche un pò di pepe nero e origano. A piacere si possono aggiungere anche olive snocciolate. Per dare un tocco di freschezza aggiungere qualche foglia di menta e/o basilico.

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Il tempo pieno (Pescespada grigliato con melanzane bianche)

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pescespada

Son quasi le due di notte e ho già scritto e riscritto questo post per 4 volte. Il taglio serio e sognante non corrisponde a quello che sento dentro di me. Allora cancello e ricancello ancora. Preparo due fette di melone bianco freschissimo e dolce. MI risiedo e ricomincio. Intorno, giù per strada il silenzio totale da più di un’ora… non riesco a dormire e in rete vedo che, come me, aumentano gli insonni, che invocano ‘Morfeo’…

E la mia mente è affollata e presa dagli ultimi avvenimenti che stanno dando nuova linfa alle mie giornate. Inviti a eventi che mi stanno portando in giro dalla Sicilia al Trentino, alla punta piu estrema della mia regione…. Ho deciso di collaborare con un fantastico Tour di una persona vulcanica e incredibile, Thelma, che ha appena iniziato il suo viaggio da sola in  camper armata di Ultrabook Intel, alla ricerca di posti da visitare, cose pazze da fare, gente nuova a incontrare. E io sulla sua strada ci sarò, appena approderà in Puglia e un pezzetto di strada lo faremo assieme, dal mio trullo in giro, qui nella mia terra.  E tanto e tanto altro ancora…Cene in meravigliosi castelli leccesi, ospite di una piccola grande newchef Sara, per condividere con lei i suoi sogni che si avverano.

E progetti e speranze che prendono forma…

Insomma è un tempo pieno questo… pieno di cose belle da fare, da dire e condividere con chi passa di qui o mi incrocia su fb. D’altro canto che senso avrebbero le cose belle se vissute in solitudine? C’è sempre bisogno degli altri per goderne appieno. Altri che sono accanto a te fisicamente, anche solo per trovare conferma che quello che vedi o fai è vero. Anche per dire ‘che meraviglia’ a qualcuno e gioirne insieme… E chi non può essermi accanto fisicamente, lo posso ritrovare qui e raccontare… Anche le parole possono portare con se la stessa luce di entusiasmo di quando si racconta dal ‘vivo’… Dicono che quando spiego mi si potrebbe seguire anche solo guardando come gesticolo. Una sorta di linguaggio non verbale che comunica da solo le mie emozioni….  E chi mi guarda negli occhi trova stupori di bambina. E parte con me attraverso i miei discorsi. Spero sia così per davvero… E questo non significa che il mio mondo ora sia fatto solo di viaggi.

Sembra che io non stia più cucinando, ma non è così. Grazie alla dieta,  al caldo e alla ‘solitudine’ dovuta agli impegni di tutto il resto della mia famiglia che è spesso fuori a pranzo/cena,  ho messo a riposo il forno e cerco di preparare cose veloci, ma buone e belle. Mi piace coccolarmi, anche perchè la solitudine assumerebbe un significato diverso da quello di ‘libertà’, ma solo di solitudine appunto.

Giorni fa ho preparato un pranzo buonissimo, che aveva anche un sapore particolare, il sapore dell’amicizia e dei doni fatti con il cuore. Una mia amica mi ha regalato i primi frutti del suo orto, 7 peperoni verdi carnosi, 1 barattiere e 3 melanzane bianche bellissime. E così ho comprato una fetta di pescespada, l’ho cotto alla griglia,  contemporaneamente alle melanzane tagliate a fette e ai peperoni tagliati a rondelle. Ho fatto un battuto di olio, prezzemolo e limone e ho irrorato il tutto…. Ecco qui una ‘ricetta’ per volersi bene….

alla prossima

melanzane bianche

Thelma & The Nice

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Thelma

 

Tutto cominciò con una crostata di ricotta e ciliege. Claudia, si innamora del mio blog, comincia a seguirmi, a scrivermi, a commentare e nasce un’amicizia. A distanza, come tante belle amicizie che nascono casualmente sul web. Dopo un pò comincia a parlarmi di una sua amica che, dice, DEVO assolutamente conoscere, perchè per certi versi mi assomiglia. E così la mia strada incrocia quella di Thelma. Thelma non è una persona comune. E’ molto, molto di più di quel famoso coniglietto rosa della pubblicità che non si ferma mai. Si autoalimenta come un volano in moto perpetuo, e regala energia a chi la legge, a chi la segue, a chi sta accanto a lei per un momento.

Ci scriviamo su fb, ci commentiamo, ridiamo, scherziamo e poi un giorno in chat mi parla di un nuovo progetto, un sogno che ha deciso di realizzare. Un viaggio in camper, armata di videocamera, in giro per l’Italia. Ha bisogno di me per i contatti food in tutte le regioni. Che dici mi puoi aiutare? ‘Tu conosci tanta gente’! E io… ‘e ci mancherebbe che  non voglia aiutarti’. Certo mi piacerebbe viaggiare con lei fianco a fianco, ma lei è troppo, troppo energica, molto attiva, molto molto più di me… Ammappela l’ho trovata una che mi batte alla grande. Però le assicuro che quando arriverà in Puglia la seguirò e la porterò in giro.

E inizia così da Milano il suo ThelmaTour13, con uno sponsor di eccezione, l’Intel, che ha trovato la sua idea geniale, tanto da scegliere lei come testimonial per parlare dei suoi prodotti, mostrando le loro performance spettacolari durante i vari reportage del tour.

Aspetto con ansia il suo arrivo in Puglia e tra le mille cose che la mia terra offre, decido di darle un assaggio di mare, di cibo locale, di campagna e di abbracci della mia gente.

 

Thelma sub

L’aspetto direttamente a Mola di Bari, dove ci aspetta Nicola Lojodice, con la sua scuola per immersioni, per aiutarmi a farle superare l’unica cosa che lei non fa proprio volentieri, andare sott’acqua…. Ma manco due volte me lo fa dire… si infila la muta, bombole di ossigeno sulle spalle, boccaglio, telecamera in mano e splash… si tuffa e va sotto, come se non avesse fatto altro nella sua vita.

 

thelma pesca

 

Splendida esperienza, bagno meraviglioso, e poi viaa subito verso Santa Maria di Leuca, perchè dobbiamo anticipare l’altro appuntamento, sempre in mare, perchè dal giorno dopo  il tempo cambia e si rischia di saltare … la pesca in  un peschereccio. Quindi distrutte arriviamo a destinazione, dove decidiamo di dormire, e puntiamo la sveglia alle 4,30, perchè alle 5,30 ci aspetta Luigi e i suoi amici pescatori, per andare a ritirare le reti, con il suo peschereccio ‘Lo Squalo’.…. E così vediamo l’alba in mare, in un mare meraviglioso di colori e profumi, popolato da barche che, tutte insieme, vanno a ritirare il lavoro di una notte. E ci passano accanto e ci salutano, e noi che allegramente aspettiamo di vivere questa avventura.

 

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Cominciamo a tirare su il filo da pesca e i pesci appena abboccati. E con spigole, e stelle di mare, vengono su anche tracine e murene. E con le reti, aragoste e granchi. E piano piano la barca si riempie di pesci e ghiaccio che serve per conservarlo fresco.

Alla fine, stanche ma soddisfatte torniamo verso casa mia, NOCI, dove ci aspetta il mio trullo e una notte di riposo.

 

trullo nice

 

Il giorno dopo tutte a lezione di pane, orecchiette e mozzarelle, insieme alla signora Marisa, cuoca della Masseria La Mandra, dove ancora è possibile assaggiare i prodotti naturali della terra e i piatti della nostra tradizione.

 

orecchiette_MG_2155

 

Thelma è bravissima e impara in fretta tutto. Scherziamo, mangiamo in allegria e torniamo al trullo dove, pensavate che ci saremmo riposate??? no, inizia una lezione di pizzica e riprese con montaggio successivo. E tutto questo in un susseguirsi di idee e risate.

Fino a notte fonda scriverà il suo articolo, monterà tutti i suoi video della tappa Pugliese, e solo dopo andrà a dormire.

Il giorno dopo tutto pronto per partire alla volta della Calabria, ma solo dopo essere passata a ritirare il suo ‘panino da viaggio alla Thelma’ dal nostro Marino, una persona eccezionale, leader dello street food creativo, del mio paese.

 

paninodamarino

 

E così abbraccio solo per un momento la mia amica e la lascio andare verso mille nuove esperienze. E’ passata come un uragano, ma ha lasciato il segno. E chi lo sa… forse un giorno passerà ancora di qui.

Qui potete vedere l’articolo scritto da Thelma e i video che abbiamo girato insieme

Ringraziamenti:

- Alla mia meravigliosa Puglia per avermi donato mare e campagna e cibo fantastici

- Al mio paese, NOCI, per gli abbracci che sa regalare e per il mio trullo magico

- A Nicola Lojodice, e il suo Centro immersioni Sub Murena di Mola di Bari

- A Luigi e il suo peschereccio Lo Squalo, ai suoi pescatori che TANTA pazienza hanno avuto con me

- A Giuseppe Recchia e al suo meraviglioso agriturismo La Mandra, dove si mangia da Dio, e si gode della vera tranquillità  della campagna nocese.

- Alla signora Marisa, cuoca della Mandra, con la quale sicuramente orgazzeremo a breve qualcosa di interessante.

- A Giandomenico Miccolis, il mio fruttivendolo di fiducia, perchè ci ha fornito al volo frutta fresca tagliata a pezzi, da piluccare durante il nostro viaggio e sentirci in forma.

- A Marino Notarnicola, che crea per la nostra gioia, panini meravigliosi con prodotti e conserve preparati da lui….

- A Fenny, la mia ballerina di pizzica preferita. che mi fa sognare con la sua freschezza e la sua spontaneità

- A Intel che mi ha invitato a partecipare a questa fantastica avventura.

- A Claudia, perchè è una grande selezionatrice di persone speciali, come lei.

- A Thelma perchè è energia pura….

Albe in Malga, l’inizio delle mie vacanze.

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Lunga pausa quest’anno. Quasi un recupero di quello che l’anno passato non ho fatto. Strana la vita. Sembra a volte che quello che ti toglie una volta te lo restituisce con gli interessi subito dopo. Basta avere pazienza e saper aspettare.
Le mie vacanze sono state piene. Di serate rilassanti, di cene bellissime, di notti di stelle, di giorni di mare, di incontri interessanti con gente nuova e speciale.
Ho iniziato accettando un invito in montagna. In un posto che amo e che, sapevo già, avrebbe rigenerato le mie forze, intorpidite nell’inverno. Pur consapevole che avrei dovuto affrontare un viaggio lunghetto fino al Trentino, ho accettato di buon grado di seguire un evento chiamato Albe in Malga’ soprattutto per sentire sulla pelle l’aria frizzante di un alba in montagna.
E così, in compagnia di gente fantastica e molto professionale, come Daniela, Elisabetta e Claudia, Alessandra solo per chat, i ragazzi di GnamBox, e tutta la gente del posto che ci ha dato davvero delle forti emozioni, abbiamo vissuto questa fantastica avventura.
Cosa abbiamo fatto?
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Sveglia alle 4 di mattina per andare da Commezzadura alla Malga Di Dimaro per essere pronti a mungere le mucche e fare il mitico formaggio Casolèt alle ore 5,30 con Stefano, il suo papà e tutta la sua famiglia. Aria frizzantissima, odori di mucche pulitissime e luogo magico. Abbiamo visto l’alba che colora di rosso le montagne. Una vera magia, unica. Poi dopo il lavoro, abbondantissima colazione con latte appena munto, ancora caldo, caffè, burro di malga (WOOOOOOOOW, buono da svenire), miele puro con pane caldo e ricotta, salumi e formaggi. Quindi, passeggiata fino al lago delle Malghette in compagnia dell’accompagnatore di territorio, Luca. Pranzo con taglieri e piccolo riposino per l’alzataccia fatta la mattina.
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Pomeriggio visita ad un apiario, preceduta da due ore di lezione fantastica sulle api, che, avremmo voluto non finisse mai per quanto è stata interessante. Il presidente dell’Associazione apicoltori di Val di Sole, Pejo e Rabbi, il sig. Francesco Moratti, ci ha fatto innamorare del mondo delle api, e ci ha stupito raccontandoci, dice lui, solo una piccola parte di questa società perfetta e operosa. Poi vestiti come alieni siamo andati all’apiario a ‘toccare con mano’ le api. Subito dopo degustazione di mieli e formaggi, e yogurt con polline ‘rubato’ alle api. Scusate ma io sono una foodblogger e devo assolutamente assaggiare i sapori del posto per poter capire appieno l’emozionalità del viaggio. Spero che le foto parlino per me.
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Giorno dopo discesa di 12 km dall’alto di una montagna, in bici, con tutta l’allegra compagnia. Unico particolare…. erano 20 anni che non prendevo la bici. All’improvviso mi sono scrollata di dosso tutti i vent’anni e son ritornata pimpante e attiva e spericolata. Belloooooooooooo.
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Pranzo luculliano e interessantissimo presso un ristorante che vi consiglio assolutamente… ‘La Corte dei Toldi’ a Terzolas, dove abbiamo conosciuto un attento ristoratore che coniuga tradizione e innovazione con la creatività di un ingegnere/architetto/filosofo. Fantastica scoperta.
Il ritorno a casa è stato lento e tranquillo, ‘intermezzato’ da una sosta a casa della mia mitica Laura a Massa, dove saremmo rimaste abbracciate tutto il tempo per la felicità di esserci riviste….
Poi durante il rientro ci sono state altre storie, che appena possibile vi racconterò. Ora ho voglia di tornare a cucinare e ad assaporare cose semplici e buone….
Aspettatemi eh?
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La salsa di pomodoro

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Bottiglie pronte? via….

E’ un rito che si ripete ogni anno. Anche nelle parole, anzi negli ordini.

‘Anna prenotiamo i pomodori, che sta finendo il periodo e poi non sono più buoni. Allora prenota due parti di fiaschetti e una parte di quelli di Mola, tipo Sammarzano’. ‘Mamma ma guarda che è quasi Ferragosto, poi va a finire che lavoriamo proprio il giorno di festa’. ‘ Se piove non la possiamo fare più, vai e prenota’. Ubbidisco, anzi ‘ubbidiamo’, perchè io, mio marito, i miei figli, siamo tutti soldati sugli attenti.

E così si inizia il lunedi a ‘spricinare’, cioè ‘togliere i pricini' (cioè il picciolo del pomodoro) e a rilavare tutte le bottiglie e a metterle sottosopra. Questo è lavoro mio. Quello di mia madre è mettere fuori l’artiglieria, dalla macchinetta gigante da stabilimento di conserve, alle vasche/vaschette/brocche/supermestoligiganti ecc. e sistemare tutto in maniera organizzata e logica, affinchè le sequenze si svolgano in un raggio d’azione strettissimo e consecutivo.

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IL giorno dopo la ‘spricinatura’ si passa rigorosamente al LAVAGGIO dei pomodori, BOLLITURA in due caldaie per non perdere tempo, SCOLATURA in un cesto forato, PUNTURA dei pomodori che ancora non sono scoppiati, MACINATURA dei pomodori, RIPASSATURA delle SCOPPOLE (le bucce dei pomodori già passati che, anche se li ripassi per la terza volta esce sempre la salsa), IMBOTTIGLIAMENTO DELLA SALSA, TAPPATURA delle bottiglie fino al click del tappo nuovo, che quello vecchio non si deve MAI riusare sennò entra l’acqua o scoppia la bottiglia. Quindi BOLLITURA a bagno maria delle bottiglie nelle caldaie giganti.

Ora le frasi che le mie orecchie sentono da quanto ero piccola sono state sempre….

‘i pomodori spaccati non si buttano, ma si raccolgono e si cuociono subito oggi per la pasta’. Prima dell’avvento della macchinetta elettrica, si ‘girava la manovella’ della piccola macchinetta a mano e mia madre mi ripeteva come un mantra ‘gira, gira, non ti fermare sennò manco a mezzanotte finiamo’; e al mio ‘mamma mi fa male il braccio’ la sua risposta era sempre ‘dai gira, poche storie (anzi in verità diceva ‘non fare le mosse, muoviti’). Poi non ci si poteva fermare a parlare perchè temeva che potessimo rendere meno e diceva sempre ‘scià muovetevi, non perdete tempo, poche chiacchiere’. E io e mio padre sospiravamo pazienti.

Poi l’invito (se se invito, l’ordine perentorio!!!) a pulire tutto il piano da lavoro, continuamente, perchè ‘nell’ordine e la pulizia si lavora meglio!’ Al momento di riempire le bottiglie l’urlo era ‘ non le fare piene, ma nemmeno mezze vuote. Due dita sotto il bordo’. ‘Mi raccomando non sporcare le bottiglie che poi non si riesce a chiuderle bene che scivola la mano’. E poi si rivolge al ‘tappatore ufficiale’, invitandolo a proteggersi le mani per non farsi venire le bolle e a sentire il famoso ‘click’ altrimenti la bottiglia si aprirà durante la cottura.

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E prendi e lava e riempi e tappa le bianche bottiglie e sistemale in ordine nella caldaia, ‘tappezzata’ sul fondo di un panno bianco per non farle poggiare direttamente a contatto con la pentola.

Insomma, una serie di ordini che mi ha permesso, anno dopo anno, di imparare che con la fatica, la pazienza e, soprattutto, la compagnia, il rito della salsa è una meravigliosa tradizione che, spero non finisca mai.

La ricetta è semplicissima. Solo pomodoro bollito, passato, imbottigliato e sterilizzato. Senza aggiungere sale o basilico.

E poi il rito si conclude con il passaggio diretto dell’ultima salsa nella pentola bassa, con una cipolla, olio extravergine di oliva e foglie di basilico. Cotto il tempo di far cuocere la pasta. Per l’assaggio in diretta della salsa ‘di quest’anno’.

Negli anni della infanzia c’erano delle varianti, per fortuna ora superate. Le bottiglie vuote della birra da riempire con i pomodori a pezzetti e il basilico, che dovevi sbattere su un panno per far ‘sistemare’ all’interno i pezzi, da tappare con il tappo di metallo e l’apposito attrezzo. E in più si completava la dispensa con i  barattoli dei pelati. I barattoli dei pomodori a pezzetti e peperoni e basilico. I barattoli di pomodori interi, coperti di salsa e tutto quello che poteva essere inventato con il pomodorino fresco..

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Certo il sapore della salsa, condito con i mille discorsi fatti con mio padre, intermezzati dai rimbrotti di mia madre, aveva un sapore meraviglioso, di giornate dedicate a noi e a chi poi sarebbe andata la salsa… ma resteranno un tesoro sempre e solo mio, che mi son per fortuna goduta io per tanti tanti anni. E che ora continuiamo non perchè dobbiamo, ma perchè vogliamo continuare a far festa lavorando insieme.

Fortunato chi la fa e soprattutto, desidera farla con questo spirito.


Risveglio e colazione con la Torta Nera

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Ogni tanto torna alla mente …
Mentre sono ancora nel letto, con la luce che tenta di entrare attraverso le fessure, penso a quando, ancora in casa con i miei, oltre alla sveglia, mi svegliava la voce dei miei genitori. Bellissimo il silenzio del mattino, ma ancora più bello e rassicurante il tramestio dei passi di qualcuno che inizia presto la sua giornata per casa e prepara il caffè facendo attenzione a non svegliarti finchè non è pronto, pensando di sicuro ‘la lascio dormire ancora un pò’.
Pronto il caffè e arrivata l’ora di alzarsi, si apre la porta e senti una voce bassa che ti dice …. ‘Ninettaaa, è pronto il caffettino a papà’ (detto veloce veloce). E io ‘si papà ancora cinque minuti, dai’. E lui che si siede nella penombra della stanza, mentre gli altri fratelli dormono, e dice cominciando già di buonora a scherzare ‘ va bene, e io ti guardo e aspetto’. Ovvio che, sentendosi lo sguardo sveglio e allegro di mio padre, non si riusciva più a dormire… e iniziava la gara di chi resiste di più. Io, fingendo di dormire ancora, lui, continuando a stare li, fermo, in silenzio. E la cosa continuava con mio padre che mi prendeva il piede e lentissimamente cominciava a tirarmi fuori dal letto, finchè vinceva lui.
Diversa invece la sveglia di mia madre, con voce pratica, ‘Anna è pronto il caffè, scià’. E al mio ‘ancora cinque minuti’, lei senza tante storie alzava la tapparella e basta, ci si doveva alzare e basta. Ma a volte prima di questa operazione mi portava il caffè sul comodino….
E così si iniziava insieme la giornata, sedendosi per la colazione e parlando un pò, finchè ognuno poi andava al proprio lavoro o alle proprie faccende.
IO, se e quando sono in casa i miei figli, cerco di preparare loro qualcosa di buono per colazione. LI ho sempre svegliati con calma. Sono sempre stata dell’idea che di troppe coccole non è mai morto nessuno… ma di stress si. Salvo poi a suonare la tromba se proprio sono intorpiditi….
Oggi al risveglio c’era questa torta.
Da tanto desideravo prepararla. E’ una ricetta di una mia amica che ora è sparita dal web e dalla mia vita, per sua, incomprensibile, volontà. Fantastica cuoca, l’ha preparata per un evento a cui abbiamo partecipato insieme…. Indimenticabile.
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Torta nera
- 60 g di mandorle spellate
- 60 g di nocciole (o noci)
- 60 g di fette biscottate
- un cucchiaino di lievito per dolci
- 5 uova
- 125 g di burro (o margarina, o olio di semi)
- 160 g di zucchero
- 110 g di cioccolato nero
- 1 pizzico di sale
Montare a schiuma il burro con lo zucchero. Aggiungere tre uova, una per volta. Separare gli albumi dai tuorli delle altre due uova e montare a neve ferma gli albumi. Inserire nel composto i due tuorli.
Frullare finemente le mandorle, le nocciole e le fette biscottate. Aggiungere il lievito, setacciandolo.
Sciogliere il cioccolato a bagnomaria o al microonde. Aggiungerlo alla schiuma di uova/zucchero/burro.
Aggiungere le farine.
Aggiungere gli albumi montati a neve, mescolando da sotto a sopra per non smontarli.
Ungere e infarinare una teglia a piacere. Versare l’impasto e infornare in forno già caldo a 180 x circa 45/50 minuti.
Per la decorazione finale utilizzare o lo zucchero a velo o sciogliere altri 100 g di cioccolato nero, con una noce di burro e versarlo in superficie.
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Cipolle borettane in agrodolce

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Ci sono posti in cui ti viene il buonumore. Ed è li che devi andare quando vedi che la giornata sta prendendo una brutta piega. E questo succede spesso, a tutti, all’improvviso. Quando succede a me io so dove farmi tornare l’allegria. Complice la certezza che anche solo l’acquisto di una matita colorata non può che farmi bene, devo solo scegliere tra due negozi e devo evitare di farmi prendere dalla troppa felicità e degenerare nello shopping compulsivo.

Quindi… la scelta n.UNO è … il negozio grande dei cinesi. Peccato che qui io non possa mettere la mia imitazione della piccola signora imprenditrice cinese, perchè dicono che sia perfetta… Intanto è una molto pratica, senza salamelecchi e sorrisini. Poi è sempre collegata con il telefonino con qualcuno lontano. Ma lei senza scomporsi, posa il cellulare, dicendo di aspettare in cinese, e ti da le indicazioni per quello che cerchi. E li comincia la giostra. Mi aggiro volentierissimo tra gli scaffali, soffermandomi su tutte quelle cose straordinarie e stravaganti che solo la loro mente sa inventare. Luci/abatjour con luce bianche che al bisogno possono diventare colorate, multicolore e pulsanti, non si sa mai vuoi improvvisare un festino, sei già pronta. Telefoni col pelo e senza pelo, a forma di bocca, di cane, di sofà. Pelapatate/grattugia/tagliagiardiniera/grattacarote, di mille colori. Tazze/tazzine/tazzoni di un kitch allucinante. Tendegiocattolicuscinoniemillemillemille altre cose che ti fanno sorridere mentre ti chiedi ‘ma come gli sarà venuta in mente questa cosa?’. E alla fine del giro, acquisto sempre qualcosina simpatica, ma non trovo mai la cosa che DAVVERO vorrei comprare e che continuo ad aspettare che vendano. LA CALCOLATRICE CHE PARLA ITALIANO CON ACCENTO CINESE. E si… proprio lei. Quando arrivi alla cassa c’è sempre la stessa piccola signora imprenditrice cinese che, posa il telefono, prende gli articoli, e comincia a comporre il prezzo sulla calcolatrice che dice quattlo eulo, uno eulo, otto eulo… totale tledici euli. E io li che vorrei contlattale il plezzo della calcolatlice. Ma niente non me la da….

Scelta n.DUE. Purtroppo non posso dire il nome del supermercato, perchè sarebbe pubblicità, quindi, se mi pagano lo dico, altrimenti nisba. Insomma vado in questo supermercato perchè li trovo oltre al meraviglioso burro tedesco, la farina nera per il pane tedesco, le olive portoghesi, ripiene di peperone, gli spaghetti di riso, la marmellata di menta per la cacciagione (che però non cucino mai, perchè sono contro la caccia), i tacos originali, la salsa mexicana, il riso tailandese, una volta ho pure preso il pork in gelatina (na schifezza unica, che ho buttato), i lebkuchen tedeschi che non sono mai come me li ricordo io, le cioccolate tedesche con nocciolone, senza nocciolone, con uvetta, con i fichi, nero, bianco (che fa schifo), al latte. Cereali con le banane essiccate…. respiro…. e poi negli scaffali centrali…… rascadoras para gatos, luces de colores para fiestas, tablero magnético, cojín para el cuello, che a me già solo leggere le etichette mi fa morire dalle risate. E si perchè io sono come quella del pescedinomeWanda.

E poi nella zona verdura fresca acquisto siempre bellissimi cetrioloni giganti di Espagna che mi vergogno pure di andare a pagare per come si presentano, e ne compro tre o quattro per sviare l’attenzione, i cipollotti freschi, i pomodori cuore di bue, porri come se piovesse, e … attenzione attenzione, quando è periodo, quintali di cipolline borettane (addirittura già pelateeee), che qui non le trovo mai, manco a pagarle oro. E mi sbizzarrisco a prepararle in mille modi, perchè a me, le cipolle, piacciono da impazzire.

Ecco qua l’ultima ricetta che ho preparato tempo fa e che solo ora ho potuto assaggiare. Che dire? buonissime, giuro. Ma voi fatele e poi ditemi.

E, visto che ieri ci sono tornata in quel supermercato (ero triste), vi dico che di la mi aspettano due confezioni di meravigliosi peperoni rossi che vogliono solo la mia totale attenzione.

Quando lo shopping compulsivo, dona felicità.

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Cipolle borettane in agrodolce

- 500 g di Cipolline borettane

- 100 ml di olio extravergine di oliva

- 500 ml di aceto bianco

- 70 g di zucchero

- grani di pepe nero/rosa a piacere

- 2/3 chiodi di garofano

Bollire le cipolline in abbondante acqua poco salata. Non farle cuocere molto altrimenti si spappolano, diciamo circa 2/3 minuti. Scolarle e farle asciugare su un canovaccio.

In una casseruola versare l’olio, l’aceto, lo zucchero, il pepe e i chiodi di garofano. Far cuocere fin quando sono sciolti il sale e lo zucchero. Far bollire per qualche minuto ancora e versare le cipolline. Cuocere per altri 2/3 minuti e lasciarle ancora al dente. Sistemarle nei barattoli sterilizzati e coprirle completamente con il liquido di cottura. Tappare e, per essere più sicuri della conservazione, fare il bagno maria. Mangiare dopo un mese circa… se resistete.

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Uova al tegamino con pomodorino e origano

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Qui Roma. Vi scrivo nel bel mezzo di una giornata di sole settembrino, che riscalda i colori di questa città e il core mio (guarda un pò l’ho scritto in romano ehehehe). Ginocchio a parte, mi sento benissimo, ogni volta che sono qui. Per mille motivi. Sono vicina al mio amore, sono in mezzo a mille cose bellissime da fare/vedere/assaporare/inventare/progettare, persona amiche mie da incontrare, abbracciare, abbracciare ancora, con cui parlare, fare i riassunti, guardarsi negli occhi e raccontarsi, parlare dei progetti (sempre tanti), gioire a mille anche solo per un caffè, bevuto sedute ad un tavolino, in mezzo alla gente di tutti i colori che ci passa e ci sfiora. Insomma… carica a mille..

Domani farò un bagno di folla per andare dal Papa. Oggi ho cose e cose d fare ma, sempre di corsa e, in previsione di un altro viaggetto che mi aspetta per venerdi questo (bè così si dice da noi!) posto veloce una ricetta veloce, con lo stupore e le risate che mi son fatta poco fa nel vedere che anche una mia amica ormai ‘sintonizzata’ ha postato. Insomma Aurelia, e l’altro giorno le cipolle, oggi l’uovo, ma insomma di che sei collegata telepaticamente e sposiamoci e non se ne parla più…

Protese verso questo evento che ci aspetta, incastrata io in una nuova visione della cucina e del tempo da dedicarvi, ispirata dall’essenzialità delle cose…. posto ricettine veloci e semplicissime senza però dimenticare il gusto, altrimenti mi intristisco io e quelli per cui cucino (i miei figli!)…. che cominciano a dire ‘e si, tu hai la mamma foodblogger, tu hai la mamma foodblogger, chissà che cose buone che ti cucinaaaaa… e invece… ecco qua, che si mangia? le uova a tegamino…’ E io me la cavo dicendo che anche per quelle ci vuole un’arte. Vediamo le sapete fare voi, con mille varianti e così buone? eh? eh?

E con questo piatto che ho preparato l’altro giorno, anche quello un giorno di corsissima (che ora anche i gatti ci mancavano e il tempo si è dimezzato), li ho fregati. Troppo buone le uova, preparate così.

E pensare che con questa ricetta ho perso una scommessa una sera. Io preparavo orgogliosa la mia ricetta con cipollotti/pomodorino/basilico, pensando (giustamente) che fosse il nonplusultra… e invece Ignazio, l’amico mio, mi ha fregata con questa ricetta preparata a mò di gara. Era più buona la sua.

Provate e fatemi sapere. Bè io scappo eh? Roma mi aspettaaaaaaaaaaaaa

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Uova al tegamino con pomodorini e origano.

(a cranio, come dice Eugenio il mio amico medico/cuoco)(quanti amici che ho, azz….)

- due uova freschissime

- due pomodorini ciliegino

- mezzo cucchiaio di olio extravergine di oliva

- un pizzico di sale

- un pizzico abbondante di origano (magari ce l’avete fresco di pianta!!!!)

Versare l’olio nel tegamino, spezzettare i pomodorini e aspettare SOLO che cominci a muoversi l’olio mentre si riscalda intorno ad essi. Metterci le uova, facendo attenzione che non si rompano i tuorli. La fiamma dev’essere vivace, non troppo forte, nè troppo moscia, attenzione! Salare. Man mano che cuoce l’albume, aiutandosi con la forchetta, muoverlo un pò per farlo cuocere ovunque, lasciando semicrudo il tuorlo, che NON deve rompersi. Qualche secondo prima che l’albume sia tutto cotto, spolverizzare l’origano.

E mangiarlo con pane spezzettato qua e la …. mamma miaaaaaaaaaaaaa!

Noi siamo quello che mangiamo – Med Diet Camp a Cagliari

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Io sono figlia del Mediterraneo e di una terra meravigliosa che si protende in mezzo a questo mare magico, che dona frutti a chi sa coglierli e apprezzarli. E tutti i paesi che si affacciano hanno saputo far tesoro di questi frutti resi profumati dal sole e da una temperatura sempre mite. Il mare ci offre i suoi doni e le sue bellezze e la terra compete con verdure e spezie di ogni sorta. E sta all’uomo saper amalgamare in mille, diversi modi, tutto questo. E a farne tesoro.
E da antiche culture di tanti popoli, è nata la passione, consapevole della grandezza che sta nella sua semplicità, per il cibo mediterraneo.
Ed è proprio grazie a questo punto di vista comune e alla volontà di cooperare tutti insieme per far conoscere i principi fondamentali della dieta mediterranea che è nato grazie all’Associazione Nazionale  Città dell’Olio,  uno degli eventi più interessanti a cui ho partecipato, ilMed Diet Camp di Cagliari.
Non tutti sanno a cosa vanno incontro quando invitano delle foodblogger nella propria terra. E succede sempre che restano dapprima sbigottiti e poi travolti da tanta energia, sinergia, positività ed entusiasmo. Donne in gamba armate di macchina fotografica e passioni, pronte a mettersi in gioco, aprendo la mente al nuovo e usando fiumi di parole per esprimere le emozioni che hanno provato. E donne che si stupiscono con occhi sgranati di fronte alla bellezza di una città nuova come Cagliari, che le accoglie con le sue salite ripide e le sue chiese misteriose, con le sue ceramiche meravigliose, in negozi ricchi di arte e creatività. E il suo mare che da sempre regala purezza e incanti a chi vi si immerge (e io ne so qualcosa…). E i sapori del pecorino fresco e stagionato accompagnato da diversi tipi di ‘vermentino’ profumato, in una notte illuminata da musica e stelle, lassù in cima alle antiche mura. E che, nonostante la sua storica riservatezza che potrebbe a volte passare per chiusura, sa aprire le sue strade e le sue porte all’intero Mediterraneo, accogliendo esponenti prestigiosi delle cucine di Tunisia (Jaoudet Turki), Egitto (Moustafa El Raefaey) e Libano (Georges Kik) accolti dal noto chef italiano Luigi Pomata.
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E le 50 foodblogger che amano parlare/preparare/fotografare il cibo, hanno qui seguito diversi interessantissimi workshop di fotografia (per rendere sempre di più, al meglio i propri piatti sui propri spazi virtuali), di Etica e Estetica del cibo, nella storia, nel quotidiano, nella letteratura (bellissimo! condotto egregiamente da Carlo Cambi), e di cucina internazionale. E così cariche a mille di queste esperienze,  si sono assunte  il compito di parlare e diffondere la cultura della dieta mediterranea._MG_3335_MG_3336_MG_3337_MG_3339  _MG_3341_MG_3342
Sani sono i principi che la governano e noti ai più, ma è sempre meglio ricordare le regole di questo tipo di alimentazione: abbondare in cereali integrali, verdura conditi con olio di oliva, seguiti per quantità e importanza dalla frutta. E man mano che si sale, si dovrebbero diminuire i quantitativi di alimenti di origine animale e zuccheri e prodotti raffinati. Bere in abbondanza e fare attività fisica possibilmente ogni giorno. _MG_3410_MG_3414_MG_3411 _MG_3426

Facile no?
Bellissimo tutto quello che abbiamo vissuto e tanti anche i ‘fuori onda’ personali, non previsti dal programma, come il mio bagno fuori stagione a tutti i costi, le passeggiate con le nuove amiche, le storie meravigliose che ci siamo donate a cuore aperto, no, anzi, spalancato, durante il bagno di sole in spiaggia, durante  la passeggiata verso il circolo ufficiali, sotto la pioggia sul porto di Cagliari, in mezzo alle barche a vela. Storie che si sono incrociate e dato vita a nuovi percorsi per tutte noi. _MG_3489_MG_3480
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Perchè essere foodblogger non significa SOLO cucinare e fotografare. Significa aprire la propria casa e il proprio mondo interiore, a chi desidera passarci, attraverso le parole, le immagini, il proprio tempo donato, la propria coerenza, le passioni condivise, il sacrificio di notti di scrittura e di corsi per imparare. E attraverso anche la capacità di ascoltare e abbracciarsi quando si scoprono donne fantastiche come quelle che ho conosciuto io.
Per vedere tutte le foto che parlano più di mille parole, cliccate QUI
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La Cassata cotta e l’Autunno

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Strana aria si respira stasera. E’ una di quelle serate d’autunno che di solito portano tepore e profumi al cuore, ma che invece oggi è carico di malinconia. In mezzo alla solita corsa che è la mia vita, oggi tante cose, tanti pensieri, tante strade che si sono incrociate, mi hanno fatto fermare e pensare. Correndo non si ha il tempo per riflettere. Bisogna fermarsi. Guardarsi intorno per mettere a fuoco quello che si ha davvero e il tempo che si sta vivendo, serve per avere la giusta consapevolezza della propria vita.

Una ‘Terra di mezzo’ come nel libro che amo di più al mondo, ecco, questo mi sembra ora il mio tempo. Quasi un crocevia della vita. Finora abbiamo camminato tutti insieme. C’era chi sosteneva me, mentre io sostenevo i miei figli, per farli crescere. Ora i figli partono per la loro strada, che non è più la stessa mia, e nello stesso tempo io mi giro per prendere sottobraccio chi mi ha dato la mano per indicarmi la strada giusta finora. Devo essere forte per affrontare i cambiamenti, ma quando ti senti il cuore frammentato e distribuito in tanti punti della terra, proprio forte non ti senti.

E le sere d’autunno, un pò malinconiche possono arrivare anche d’estate o in primavera. Quando capisci che non è il mese o la temperatura o la frutta di stagione a determinarne l’esistenza, ma solo il tuo cuore.

E ti fanno compagnia le storie di altre donne che si raccontano, di quando anche loro hanno vissuto i distacchi con i figli, per luoghi e tempi ancora più lontani. E allora capisci che tutto questo è…. la vita.

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Vabbè … voglio pensare che domani ci sarà il sole va….  Un bel sole caldo di questo ottobre che se vuole sa anche accarezzare. Si avvicina il fine settimana… si fanno progetti nuovi da condividere in famiglia e con gli amici. E si organizzeranno uscite per festeggiare questa stagione. A dire il vero l’abbiamo già festeggiata un paio di domeniche fa. Quando con la prima uva e le prime castagne da assaggiare, il ritorno del fresco che giustificava il ragù, con gli amici ci siamo ritrovati in campagna. E io ho preparato questo dolce che viene da lontano, dal cuore della Sicilia e di una mia amica bellissima, di quelle donne che ti entrano subito dentro l’anima attraverso gli occhi e la pelle, perchè bella, ma bella davvero. Dentro, fuori, piena di femminilità con tacchi da capogiro sempre ovunque, portati con sicurezza. Piena di calore mediterraneo che ti abbraccia con il suo accento siciliano, non solo quando le parli a telefono, ma anche quando ti scrive. Lei ho chiamato per avere lumi su una ricetta assaggiata insieme, e lei me ne ha consigliata un’altra. La sua ‘Cassata cotta’. Una meraviglia. Che ora, su foto rubate al volo e non perfette come meriterebbero… vi offro.

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Cassata Cotta

(per la frolla)

- 300 g di farina 00

- 70 g di zucchero fino tipo Zefiro

- 3 tuorli + 1 albume

- 30 g di cacao amaro

- 150 g di burro

- sale un pizzico

- mezza bustina di lievito per dolci

(per il ripieno)

- un fuscello di ricotta sgocciolata (meglio se del giorno prima)

- 5 cucchiai di zucchero

- scorze di arancia candita

- 6 cucchiai di gocce di cioccolato

- un cucchiaio di liquore profumato a piacere

- 6 plum cake o un piccolo pan di spagna

Impastare tutti gli ingredienti per la frolla al cacao, avvolgete in carta da forno, o pellicola e lasciate riposare in frigo per almeno un’ora.


Con due terzi della frolla foderare uno stampo alto, precedentemente imburrato e infarinato.

Sbriciolare tre plum cake e distribuirli uniformemente alla base.

In una ciotola lavorare bene la ricotta con lo zucchero. Aggiungere le gocce di cioccolato e le scorzette di arancia e il liquore. Versare sulla frolla.

Sbriciolare gli altri tre plum cake.

Stendere la frolla restante e coprire il dolce, sigillando i bordi.

Cuocere in forno già caldo (160°/180°) per circa 30 minuti.

Quando è cotto lasciarlo raffreddare. Capovolgerlo in un piatto di portata e spolverizzarlo con zucchero a velo.

La versione originale la trovate qui… è un pò diversa ma, si sa, io non ce la faccio a non personalizzare.

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and here's a new…
From today I will try to write the English version of my recipes
Forgive my translations…

Cassata Cotta (English version)

( for the pastry )

- 300 g flour 00

- 70 g sugar

- 3 egg yolks + 1 egg white

- 30 g of cocoa powder

- 150 g butter

- A pinch of salt

- Half a packet of baking powder

( for the filling )

- A wisp of drained ricotta cheese (better the day before )

- 5 tablespoons sugar

- Candied orange peel

- 6 tablespoons of chocolate chips

- A tablespoon of liqueur

- 6 plum cake or a small sponge cake

Mix all the ingredients for the chocolate pastry , wrap in waxed paper or plastic wrap and let rest in refrigerator for at least an hour.

With two-thirds of the pastry line the tin top, has been buttered and floured .

Crumble three plum cake and distribute it to the base.

Work well in a bowl the ricotta with the sugar. Add the chocolate chips, orange zest and liqueur . Put over crust .

Crumble the other three plum cake .

Roll out the remaining pastry and cover the cake , sealing the edges .

Bake in a preheated oven (160 ° / 180 ° for Italian oven…) for about 30 minutes.

When cooked, wait for it to cool. Turn it upside down on a serving plate and sprinkle with powdered sugar.

Oggi….. rotolo

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Davanti al mio caffè della mattina amo passeggiare tra i blog delle mie amiche.. Pilucco qua e la le loro parole, i loro pensieri, il tempo che hanno dedicato per condividere tutto ciò in questo strano posto che è un blog, quasi uno spazio sospeso tra la realtà e la fantasia, un posto che c’è ma è fatto solo di energia, anzi… della stessa sostanza dei sogni…E così raccolgo i pensieri di donne che conosco, persone delicate, di cui conosco la storia, di cui conosco il cuore. E tutto questo mi fa compagnia e da voce ai miei pensieri.

Qui si intrecciano racconti simili, e le mani si tengono strette. In attesa di abbracciarsi di persona da qualche parte nel mondo.

Poco fa, bevendo il caffè, passo da Laura e leggo il suo bellissimo post. E rivedo me stessa nelle sue parole, nel suo tenero pensiero per il suo papà. E riprendo i miei pensieri di ieri …

Spesso ho la sensazione di avere la mente affollata di desideri e il cuore appesantito di un affanno sconosciuto. E bisogna proprio fermarsi e guardarsi per districare questo groviglio di sentimenti. Un pò come questo tavolo dove stamattina è poggiato il mio pc. PIeno di foglietti, di appunti, di cose da riporre al loro posto, di penne colorate e fogli scarabocchiati e libri e libri..  La mia vita, la mia mente è così, uguale. Piena di progetti belli, abbozzati, tanti, che partono in quarta nella mia mente e poi piano piano perdono la spinta iniziale per far posto ad altri progetti. Ma piena anche di pensieri, preoccupazioni, responsabilità, che fanno da zavorra ai desideri. E il tempo…. questo tiranno che sembra concedersi a te e poi sparisce all’improvviso, lasciandoti nell’angoscia di un foglietto ancora pieno di cose da fare. Credi di averlo, ma in realtà è un tesoro che sparisce, correndo via in fretta.

E il tempo nostro, soprattutto delle donne, di chi è moglie, di chi è madre, di chi è figlia, di chi è amica, di chi sa ascoltare gli altri,  non è mai nostro per davvero. Il tempo nostro è come una grande pagnotta calda e profumata, di cui tutti assaggiano un pezzo. E noi lo doniamo, con amore, un pò a uno, un pò all’altro… con tutto il cuore. E poi ne assaggiamo le briciole. E con queste briciole devi soddisfare la tua fame di scrivere, di leggere, di avere la pulizia intorno, di inventarti un lavoro, di curare te stessa, fare una passeggiata per te sola…. ma ti resta sempre la fame dentro….. perchè le briciole non bastano.

Vabbè….

Oggi rotoliamo un pò nei pensieri malinconici, ma fuori c’è un bel sole caldo di autunno che riscalda il cuore. E allora voglio regalarmi un pò di leggerezza. E accontentare i miei figli che mi chiedono sempre di fare qualche dolce semplice, ‘senza aggiunte di altre parole nel titolo’. Infatti per il timore di essere banali nel proporre delle ricette, ci si allontana sempre più dalla semplicità vera… Ma oggi no…

Lascio a chi è più bravo di me le cose strabilianti.

Io, in fondo, qui e nella vita, so solo aprire il mio cuore e parlarne con chi vuole ascoltare…..

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Rotolo dolce con Nutella, nocciole caramellate e pistacchi (English version below)

- 100 g di farina

- 100 g di zucchero

- 100 g di burro o margarina

- mezzo cucchiaino di lievito per dolci

- 3 uova

- un barattolo di Nutella

- granella di nocciole + un cucchiaino di zucchero

- granella di pistacchi

- zucchero a velo

 

Mescolare tutti gli ingredienti solidi e aggiungere il burro (o la margarina) ammorbidito e le uova. Lavorare a crema e versare l’impasto su una placca da forno coperta da un foglio di carta da forno. Cuocere in forno preriscaldato a 160° per 10 minuti.

Spalmare la nutella. Arrotolare, avvolgere in carta da forno e far riposare in frigo per circa due ore.

Nel frattempo caramellare la granella di nocciole, facendole saltare in padella con un cucchiaino di zucchero.

Quando il rotolo si sarà raffreddato, spolverizzare  lo zucchero a velo. Tagliare a fette e distribuire prima di servire la granella di nocciole e di pistacchi.

rotolo5

Sweet Roll with Nutella, caramelized hazelnuts and pistachios

- 100 g of flour

- 100 g of sugar

- 100 g butter or margarine

- Half a teaspoon of baking powder

- 3 eggs

- A jar of Nutella

- Hazelnut + a teaspoon of sugar

- Chopped pistachios

- powdered sugar

Mix all the dry ingredients and add the butter (or margarine) softened and eggs. Working in cream and pour the mixture on a baking sheet covered with a sheet of baking paper. Bake in preheated oven at 160 degrees for 10 minutes.

Spread the Nutella. Roll up, wrap in waxed paper and let it rest in the fridge for about two hours.

Meanwhile, caramelize the chopped hazelnuts, making her jump into the frying pan with a teaspoon of sugar.

When the roll has cooled, sprinkle powdered sugar. Cut into slices before serving and distribute the hazelnuts and pistachios.

Torta di mele e marmellata di melecotogne (Apple pie with quince jam)

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torta di mele e melecotogne2

Ore 6,30, praticamente fuori non c’è luce, anzi non c’è niente. Tutto è avvolto dalla nebbia, quella fredda di un nuovo inverno che arriva e scompare. Ancora in pigiama metto sul fornello la caffettiera e, come tutte le mattine, nel frattempo, prendo appunti per il giorno. Riordino un pò di libri e cadono foglietti. Appunti di ricette rubate qua e la, appuntate velocemente o regalate.

I quaderni di ricette, che ancora abbiamo, e che di tanto in tanto riprendiamo, nostalgicamente, si sfogliano come un album di foto e ci riportano alla mente persone che abbiamo incontrato o cose buone che non vogliamo dimenticare, assaggiate a casa di qualcuno.

E ti ritrovi pezzi di carta strappati da un’agenda di fortuna, o bigliettini, o addirittura fazzoletti di carta quasi disfatti, con ricette che magari non hai mai fatto, ma che aspettano con pazienza che ti ricordi di loro.

E così oggi, prendo tra le mani un foglio a quadretti piccoli, strappato a metà, con la mia scrittura e mi torna in mente un ricordo di qualche anno fa.

Era una giornata di primavera e stavo andando verso la mia campagna (quella del trullo di ora). Procedevo e, come al solito tutto mi faceva sognare. Le meravigliose case di campagna in pietra, o le nostre bellissime, immense masserie, proprietà di infiniti eredi litigiosi, pezzi di terra che avrei voluto comprare e coltivare ecc…. quando avverto che intorno a me c’è una novità. Una casa bellissima che avevo tanto desiderato comprare ma mai potuto, era stata evidentemente venduta e c’erano operai che avevano già avviato la ristrutturazione. Stupita mi son fermata e, dato che mi sentivo ‘del posto’ chiedo di conoscere i nuovi proprietari… un pò come atteggiamento di ‘benvenuto’. Mi vengono  incontro i nuovi proprietari e facciamo subito amicizia. E che fai tu e che faccio io, scopriamo di avere in comune la passione per la cucina. E così inizia uno scambio di inviti, di assaggi, di corsi tra di noi e di ricette scambiate. La cosa bella è che uno dei due viene dalla Germania e così mi insegna un’insalatona di cetrioli e wurstel e patate che non conoscevo, di quelle che ti mettono il buonumore… e io a lui insegno a fare la crostata, il pane nostro, e non ricordo che altro…

E tra un caffè e un thè, un giorno assaggio la torta di mele più buona della mia vita. Buona perchè stracarica di burro buono, di mele buone, di scorza di limone e alta quattro dita e sofficeeeeeeee. Insomma quel giorno ho preso al volo la ricetta e, presa dal solito ritmo impazzito della mia vita, non son mai riuscita a prepararla.

Ora, dopo qualche anno,  questi miei amici son tornati in Germania, hanno aperto un bellissimo bar/ristorante color lavanda, con poche camere, vicino ad un bosco di Hannover. Sembra una favola. Con i loro cavalli, i loro cani, ora sono li, che preparano piatti pugliesi buonissimi a chi passa a trovarli. Hanno successo e sono felice per loro. Mi dicono che preparano anche la mia crostata preferita di ricotta e marmellata.

E oggi, pensando a loro, ho preparato la loro torta di mele, aggiungendo solo un pò della mia marmellata di melecotogne, imbarattolata due giorni fa, che volevo proprio assaggiare.

Ed è venuta buona, ma buona davvero, la torta dei miei amici Fabri e Burk.

torta di mele e melecotogne

Torta di mele e di marmellata di melecotogne di Fabri e Burk. (English recipe below)

- 300 g di farina

- 300 g di zucchero (anche di canna va bene)

- 200 g di burro

- 4 uova

- una bustina di lievito per dolci

- 4 mele (gialle, verdi, rosse… a piasèr)

- un barattolino di marmellata di melecotogne (*)

 

Montare a crema il burro e lo zucchero. Aggiungere uno alla volta i tuorli. Aggiungere la farina e il lievito setacciati e amalgamare. Montare leggermente gli albumi (nel senso che non devono essere proprio a neve) e versarli nell’impasto, inglobandoli con delicatezza.

Imburrare e infarinare una teglia da forno. Versare l’impasto.

Lavare le mele e sbucciarle tutte meno quelle rosse. Tagliarle a fette sottili e infilarle vicine vicine a testa in giù nell’impasto, alternando per coreografia qualche fettina di mela rossa. Mettere la marmellata di melecotogne in un saccappòsc (mi piace chiamarlo così ihihih) con beccuccio liscio e infilare la marmellata qua e la tra le fette di mela. (non tutte, poi decidete secondo il vostro gusto).

Spolverizzate con la mano un pò di zucchero sulla superficie della torte e cuocete in forno caldo (200°/220°) fino a quando dalla prova stuzzicadenti non risulterà cotta (circa mezz’ora).

(*) per la marmellata di melecotogne: lavare le melecotogne, eliminare il torsolo e tagliarle a pezzi piccoli. Versare acqua nel rapporto peso 1 a 5 (200 ml di acqua su 1 kg di frutta). Cuocere finchè la frutta si disfa. Aggiungere 300 g di zucchero per 1 kg di melecotogne e far cuocere finchè comincia a rapprendersi. Passare tutto al passaverdura. Imbarattolare e fare bagno maria.

apple pie and quince jam

Apple pie with quince jam

- 300 g flour

- 300 g sugar (also brown sugar is fine)

- 200 g butter

- 4 eggs

- A packet of baking powder

- 4 apples ( yellow , green, red ... as you like it )

- A jar of quince jam (**)

MIx butter and sugar. Add the egg yolks one at a time. Add the flour and baking powder and mix . Lightly whip the egg whites and pour in the mixture, embedding them gently.

Butter and flour a baking sheet . Pour the mixture .

Wash apples and peel them,  but not the red ones. Cut into thin slices and insert them in the mixture , alternating a few slices of red apple. Put the quince jam in a pastry bag with plain tip and thread the jam here and there among the apple slices (not all , then decide according to your taste ) .

Sprinkle with the hand a little sugar on the surface of the cake and bake in a hot oven (200°/ 220°) until the toothpick test will be dry (about half an hour) .

(**)quince jam: Wash quinces, remove the core and cut into small pieces. Pour 200 ml of water in 1 kg of fruit). Cook until the fruit is soft. Add 300 g of sugar per 1 kg of quinces and cook until begins to thicken. Go all mill. Pour into jars and boil them into hot water.

 

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Il profumo dell’olio buono. Laudemio e la magica Toscana

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Quando la nebbia avvolge tutto, ecco che si aprono le porte di un mondo nuovo. Se poi la nebbia cala in terra di Toscana, ecco che tutto sembra una magia.

Già ero felice, di andare a Firenze, città che adoro. Poi li avrei potuto abbracciare la mia Laura e Patrizia e già mi batteva il cuore. Poi l’invito ricevuto, da me subito accettato con entusiasmo, mi avrebbe permesso di entrare in un mondo ai più sconosciuto, fatto di profumi incantevoli e di gesti antichi, uniti alla precisione e alla voglia di perfezione di chi ama davvero la propria terra e il proprio lavoro. E così siamo entrati nel mondo di LAUDEMIO. ‘Nel Medioevo il laudemio era il fiore del raccolto, la parte destinata alla tavola del signore’ e così i migliori produttori di queste magiche terre hanno deciso di continuare ad offrire il miglior olio della zona e si sono riuniti in un’associazione.

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Hanno invitato alcune blogger, me compresa, e ci hanno fatto conoscere il loro bellissimo progetto, realizzato nella loro terra. Tanto tempo fa, ci raccontano, alcuni tra i più scrupolosi produttori, strinsero un patto, governato da regole ferree, per poter creare un olio eccellente, che potesse rappresentare il meglio del meglio, da offrire ai cultori del buono per le loro tavole. E così stabilirono delle direttive rigidissime per la selezione delle cultivar, del tempo di raccolta, del momento della frangitura, dei sistemi di lavorazione, filtraggio e conservazione, per poter garantire un prodotto davvero unico.

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Tutto questo lo abbiamo imparato dalle lezioni che ci hanno regalato nei campi dove si raccoglievano le olive, immersi nella nebbia, ricchi di profumi. Nei frantoi (dell’azienda Marchesi de’ Frescobaldi, Castello di Nipozzano, Pelago e nell’azienda Gonnelli 1585, Santa Tea, Reggello) abbiamo assistito alle varie fasi che vanno dal lavaggio e pulizia delle olive, private della polvere, delle foglie e delle eventuali impurità, alla frangitura, fino all’assaggio dell’olio ancora caldo appena prodotto. Incantevoli le antiche orciaie ancora intatte, e stupefacenti i sistemi altamente tecnologici dei frantoi visitati. _MG_3987

Come magico è stato anche il momento del pranzo, che si è tenuto nella tenuta dell’azienda Marchesi de’ Frescobaldi, dove abbiamo potuto gustare piatti della tradizione, come zuppa di orzo e legumi, chianina con verdure al vapore, e un delicatissimo souffle al cioccolato con panna semimontata. Servito il tutto con una selezione raffinatissima di vini della cantina Frescobaldi.    _MG_4071_MG_4083_MG_4086_MG_4090

Interessante il corso per la degustazione dell’olio che ci ha insegnato quanto poco si sa di questo mondo, dove ogni sfumatura del colore e del gusto ha un significato e una origine ben precisa. Corso che tutti quanti dovremmo fare per abbinare in maniera corretta l’olio alle nostre pietanze. _MG_4107

Se le persone che ti accompagnano in questo tour sono molto simpatiche e professionali, se riescono a  regalarti una giornata in posti incantevoli, perfino la nebbia e la pioggia possono trasformarsi in un delicato pennello di un pittore che sfuma i contorni e ti regala la poesia.

Ringrazio Laudemio per l’invito graditissimo e condivido con chi passa di qui la felicità di aver vissuto questo incontro.

Alla prossima…

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Polpette di carne e una giornata di nervi

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Posso raccontarvi una giornata di nervi, ma di quelli forti forti? vipregovipregoviprego, ho bisogno di sfogarmi.

IO vivo in un ‘ridente’ paesino’ (che poi, sta sempre a ridere stò paese) dove tutto è lindo e pinto, dove si organizza una delle sagre più importanti del Sud, dove si mangia benissimo (non a caso il sottotitolo sotto il cartello di benvenuto è ‘città dell’enogastronomia’), dove la gente si da da fare, dove i turisti sono felici, ecc… ecc… In questo paesino ridente e allegro, però, ultimamente c’è una novità… hanno deciso di far pagare un ticket per  parcheggiare le auto. Mi direte ‘sai che novità? si paga dappertutto e solo li non si doveva pagare?’. Lo soooooo.  Fin qui tutto ok, ci sta (come si dice ora). Ma che le tariffe siano identiche a quelle della zona Prati o zona Colosseo di Roma, è un pò esagerato. Ma che gli orari siano continui dalle 7 di mattina alle 8 di sera è esagerato, ma diciamo che ci sta pure.  Poi pare che gli addetti alle multe siano quasi appostati per beccare in fallo chi non mette il famigerato ticket e questo no, che non va bene. Facciamo degli esempi? Ore 13,20, diluvio, una signora parcheggia la sua auto con lampeggianti accesi, per scaricare, passeggino e neonato, da portare a casa, velocemente, la strada più giù, e… zacchete che sotto la pioggia battente arriva la multa. Ma manco ti si è bagnato il blocchetto? Secondo esempio. Scendo un momento dalla mia auto per prelevare dal bancomat … non funziona il bancomat, entro in banca per avvisare, mi dicono, signora facciamo prima a fare qui l’operazione. Tempo 5 minuti. Esco, taaaaac, fogliettino rosa svolazzante, 28 euri tondi tondi di multa. Ma secondo te devo fare il ticket anche per prelevare dal bancomat che sta difronte alla macchina mia due passi? Vado alla posta, parcheggio, Cartello ‘parcheggio a pagamento, per prendere il ticket andare in via Petrone angolo via Cappuccini, che per andarci ci impieghi almeno 15 minuti. Ora ti chiedi, ma vado e torno e se nel frattempo viene il vigile e mi fa la multa? no, allora vado e torno e faccio il ticket per un’ora, perchè devi includere anche i 15 minuti per andare fin li…. e se poi la fila è lunga e devo fare l’altro ticket? NO! Allora faccio così, vado in macchina a prendere il ticket, ma…. se quando torno non c’è il posto?

Vabbè, chiudiamo il primo argomento. Entro in posta, dove devo ritirare una raccomandata, pagare delle bollette. Ma sono due sportelli diversi e due ticket diversi (comincio ad odiare la parola ticket). File lunghissssiiiiiimeeeee, ma devo prendere prima la raccomandata e poi pagare le bollette, ma…. se arriva prima il turno dell’altro ticket? E li mi viene il panico, perchè altrimenti devo rifare tutta la fila.

Prendo la raccomandata e taaaac, una multa presa da mio figlio. Vabbè, santa pazienza, mettiamo questa appresso alle altre. Torno a casa, il parcheggio sotto casa non lo trovo perchè qualcuno ha parcheggiato in mezzo in mezzo agli ultimi due, voleva stare comodo, e sono costretta a parcheggiare lontano, a farmi il pezzo di strada stracarica di buste della spesa, di corsa perchè nel frattempo si è fatto tardi. Vabbè, oggi veloce veloce pasta col tonno, che non c’è tempo. E taaaaaac… al momento della scatoletta, non si va a rompere la linguetta? … tacci sua, della posta, della fila, della banca, delle multe, dei parcheggi, del comune, dei vigili, degli assistenti al traffico, dell’Italia, del tempo che è sempre poco, dei nervi che mi son venuti. Chiamo il marito, la mia spalla su cui so che posso piangere, che, dico, poi mi sento meglio e lui ‘ma se i ticket si devono mettere per evitare di prendere multe, si mettono e basta. Così ora lo sai per la prossima volta’. Vabbè va….

Meno male che ho il blog. E visto che ho fatto un polpettone di tutto quello che mi è capitato oggi, abbiate pazienza per le foto da Iphone, ma vi posto la ricetta delle polpette di carne. Aspettavo giusto l’occasione.

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Involtini messicani su verza piccante

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involtini messicani su verza piccante

Strane sensazioni piovono lentamente. E’ buio, già da un pezzo. Troppo presto cala l’oscurità nelle giornate d’inverno. E questo abbrevia tutto. La luce, il tempo, l’energia, la quantità di cose da fare. E, se fuori c’è anche una cappa di freddo, allora raccolgo intorno a me tutto ciò che porta caldo fuori e dentro e aspetto. Che i muscoli si sciolgano e che da lontano arrivino carezze. E vorrei che esistesse un varco dall’aldilà attraverso cui poter stringere ancora una volta le mani del mio papà e tenere le mie nelle sue per un pò. Aspetto che tornino a casa i miei amori, per riascoltare la musica della mia famiglia unita. Aspetto che torni la leggerezza nei cuori della gente per sentire che si avvicina il Natale, e invece di questa magica festa ci sono soltanto luci lampeggianti che sembrano ancora fredde. E palle e fili luccicanti che stonano con quello che c’è intorno.  Penso ai dolci che dovrò e che voglio preparare, che sappiano riportarmi gli stessi brividi di quando, bambina, infilavo la mano in un’anfora di terracotta per prendere meraviglie di mandorle, cannella e miele. E torneranno come ogni anno, i baci dei miei zii, in mezzo ai quali avevo il posto d’onore, e i giochi delle feste. E questi pensieri mi fanno da coperta.

E preparo una cosa buona da mangiare stasera. Forte e calda. Che mi faccia compagnia. Adoro le verdure, un pò meno la carne rossa, ma ogni tanto ci vuole e visto che proprio devo mangiarla allora la voglio ricca di sapore. E pesco dai miei ricordi la verza ‘seduta’ come si dice da noi per dire stufata e saltata in padella con aglio e peperoncino piccante.

Involtini messicani e verza piccante

(per gli involtini)

- 4 fettine di vitello

- 200 g. di carne macinata

- 100 g di mortadella

- una fetta di pane

- una carota

- sale e pepe

- 3 cucchiai di olio extravergine di oliva

- mezzo bicchiere di vino bianco

 

- Una verza

- 3 cucchiai di olio extravergine di oliva

- 3 spicchi d’aglio

- un peperoncino

 

Mettere in ammollo in acqua calda la fetta di pane, quindi strizzarla e sbriciolarla, sfregandola tra le mani. Tritare la mortadella e la carota. In una ciotola amalgamare la carne macinata, le briciole del pane, il trito e aggiungere sale e pepe q.b.  

Battere su un tagliere le fettine di carne, disporre un paio di cucchiai di ripieno e avvolgere a mò di involtini. Chiudere per tutta la lunghezza l’involtino con spago da cucina.

In una padella versare 3 cucchiai di olio e disporre gli involtini uno accanto all’altro. Far rosolare ben bene. Aggiustare di sale e versare il vino. Far sfumare e portare a cottura.

Nel frattempo lessare la verza e scolatela. In un’altra padella versare l’olio, l’aglio e il peperoncino spezzettato. Far insaporire, stando attenti a non far bruciare l’aglio e aggiungere la verza scolata. Far insaporire per almeno 10/15 minuti.

Togliete lo spago agli involtini ancora caldi. Tagliarli a rotoli e servire con la verza calda.

involtini messicani su verza piccante3

Mexican rolls and spicy cabbage

( for the rolls )

- 4 slices of veal

- 200 g . of ground beef

- 100 g of mortadella

- A slice of bread

- A carrot

- Salt and pepper

- 3 tablespoons extra virgin olive oil

- Half a glass of white wine

 

- A cabbage

- 3 tablespoons extra virgin olive oil

- 3 cloves of garlic

- A chili

Soak in hot water slice of bread, then squeeze it and crumble it, rubbing it between your hands . Chop the mortadella and carrot. In a bowl, mix the ground beef, bread crumbs , chopped and add salt and pepper to taste

Beating on a cutting slices of meat , place a couple of tablespoons of filling and wrap a kind of rolls . Close to the whole length the roll with kitchen twine.

In a pan, pour 3 tablespoons of olive oil and place the rolls side by side. Sauté it well . Add salt and pour the wine . Cook slowly.

Meanwhile boil the cabbage and drain . In another pan, pour the oil , garlic and chopped chilli . Be careful not to burn the garlic and add the drained cabbage . Cook for at least 10/15 minutes.

Remove the string to the rolls still warm . Cut into rolls and serve warm, with the cabbage .

Passeggiata nel presepe e inizio delle danze del Natale

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Ancora niente albero nè luci. Ma piano piano sta entrando in casa mia l’aria del Natale. Grazie all’entusiasmo che viene fuori dai blog che biscottano e panettonano di continuo. Che energia tutto intorno!

Fuori freddo, anzi freddissimo, sveglia presto al mattino, rassettata veloce a casa mia e via, a casa della mia mamma, dove oggi si da inizio alle danze, quelle che profumano di cartellate, pettole e cotto di fichi. Fuori l’attrezzatura, macchinetta della pasta, rotella dentellata e tre, quattro spianatoie grandi, in compagnia anche di una mia amica, si comincerà ad impastare tra nuvole di farina e ad arrotolare fascette dentellate e dorate, da friggere e profumare in vari modi.

In giro vedo solo alberi e palle e lucine che cominciano a luccicare. E a questo punto della festa mi tornano in mente, con nostalgia, i presepi, spesso dimenticati, delle nostre infanzie, quando le nostre mamme, nonne, sottolineavano in casa l’importanza del significato religioso di questa festa. In casa si preparava la Sacra Famiglia sotto un ramo di pino, che profumava di resina, si appendeva una stella che era cadente per tutto il periodo, nel senso che cadeva spesso e si riappendeva. Si distribuivano statuine fragili, a cui spesso mancava una gamba, un braccio, su un letto di muschio vero. Si creavano stagni con piccoli specchi e paperelle, e all’improvviso comparivano falegnami, pescatori, muratori, fornai, e tanti pastori che invadevano con i loro greggi infiniti il resto dello spazio, fino ad entrare nella grotta, dove la Madonna, san Giuseppe, bue, asinello e greppia vuota, iniziavano la magica attesa. Spesso le statuine erano di dimensioni diverse, perchè provenienti da anni e presepi diversi, ma era bello anche per questo perchè portavano con se il dono della continuità.

La mamma della mia mamma, nonna Domenichella, lavorava come bidella nella scuola elementare. Domenichella la bidella, amata da molti bambini, soprattutto quelli che sono stati da lei consolati durante le attese della mamma, fuori dalla classe, per i mal di pancia, o da quelli che ricevevano i panini dimenticati e portati in classe dai genitori. O da quelli che erano rimproverati per le scale incrociate dell’edificio, con amore, e non con l’acidità delle altre bidelle. E si, perchè questo ruolo, che ormai ha perso di poesia anche nel nome, ha costellato di ricordi, le infanzie di tutti i bambini. C’erano le maestre buone e quelle acide, c’erano le bidelle buone e quelle stronze. E anch’io me le ricordo…. E durante il Natale si allestiva a scuola un presepe grandissimo e per qualche anno ciascun bambino doveva portare una statuina per arricchirlo. Alla fine delle feste le statuine rimaste integre erano conservate in grandi scatole con la paglia per non farle rompere. Quelle rotte le raccoglieva mia nonna che le portava a casa e le conservava per il suo presepe. E io ero innamorata di tre Re Magi senza un braccio o senza una gamba, che si mantenevano pericolosamente in bilico a cavallo trattenuti da un fil di ferro che si incastrava… sotto…  Conservo ancora questi Re Magi che, con altri Re Magi moderni,ancora ogni anno portano i doni nel mio presepe. E si, perchè io ci metterei tutte le Madonne che ho, tutti i san Giuseppe di diverse misure, quasi una grande famiglia allargata, a testimonianza di tutti i Natali passati nella mia vita, dalla mia infanzia ad ora. Ora che sono un pò lontana dallo spirito vero, quello religioso, ma che vorrei tanto tornasse in me.

E con questo spirito, di speranza, sono andata a passeggiare nei vicoli di San Gregorio Armeno, a Napoli, dove ho scoperto un mondo meraviglioso, fatto di passione, di arte, di fede popolare e di grande fantasia. Seguono, come un racconto, le foto che parlano da sole, anzi, porgendo l’orecchio si potranno ascoltare anche le mille voci di sottofondo che rendono magico questo posto.

E ora andiamo a fare le cartellate.

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Il mio torrone di Natale e lo spirito aggregatore (My Christmas Nougat)

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Ecco qua, è arrivato. Mi è preso il raptus del Natale. Potrei definirlo un raptus …’ aggregatore’, del mettere insieme, a più non posso, cose, persone, luoghi, ingredienti e desideri.

Con calma, spiego.

Ieri è stata una giornata di quelle da fuga al famoso supermercato del buonumore. Al volo contatto un’amica e ci diamo appuntamento la, solo per comprare il burro e le buste dell’immondizia, perchè li sono migliori. Promesso che non spendiamo soldi, che non ce ne sono? si, promesso. Vabbè. Inizia la spesa. Bè vabbè dai prendiamo una tavoletta di cioccolata con l’uvetta e il cocco che da me non si trovano, massì due. E la farina per fare il pane tedesco non la vuoi prendere, che poi devi venire apposta apposta? si due. Ah si, il burro, 5 pezzi. Reparto ortofrutta: i soliti due cetrioli indecenti, madò, (si due per non dare nell’occhio, ma tanto siamo in dueeee), un pomelo che non so che cavolo è e mi fa pure paura per quanto è grosso, un chilo di cavoletti di Bruxelles (perchè non fanno le mini confezioni, e mò che ci faccio con UN CHILO?), porri a gogò, fagiolini piattoni e fagiolini normali che mi è venuto il desiderio e lo so che si incazzerano per il fuori stagione, ma se mi scappa il desiderio? peperoni tricolore che sono bellissimi, così tutti in fila, ordinati, nella bustina… I fiori, voglio i fiori, lascia i fiori che costano troppo. Reparto esterofilo. Datteri tunisini freschi ancora attaccati al ramo, nocciole della california (???), arachidi da sgusciare, sesamo, una busta di chips di barbabietole, pastinache e patata dolce, da mangiare subito, così dividiamo il senso di colpa. Una sfilza di creme mostardate buone da morire che tanto ora viene Natale e ce li troviamo da mettere in tavola e facciamo un figuroneeeee. Cerchiamo cose cinesi? dai. Il pork in gelatina no, che già l’ho provato ed è terribile. Allontaniamoci immediatamente altrimenti comincio a prendere tutte questi dolci strani, massì li fotografo almeno che poi li faccio io. Salto a piè pari le risate piegate in due sul carrello per un regalo che volevo fare alla mia amica che secondo me ne aveva proprio bisogno, ma non posso dare i particolari. Quasi quasi dimenticavo le buste tanto erano le risate. Ma alla fine, cominciando ad aprire prima della cassa il sacchetto delle chips colorate, ci sentivamo allegre, leggere, come due amiche del liceo che hanno fatto bollo a scuola e si sono divertite da matti. 

Tornata a casa mi accorgo di avere portato oltre a tutte le stagioni, anche il mondo a casa, attraverso i miei desideri gastronomici e la mia curiosità.

Oggi, tornando da casa della mia mamma, dopo un giro per raccogliere rami di abete, di pini, di edera per le decorazioni, di alloro per il capitone di domani sera, arrivo nella mia cucina calda e profumata e mi piomba addosso lo spirito del Natale e un’irresistibile voglia di preparare qualcosa di buono.

Ripenso alla spesa, a quello che ho in dispensa e viene fuori questo…. seguite le istruzioni

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Il mio torrone di Natale (english version below)

- 100 g di nocciole fresche

- 100 g di arachidi

- 100 g di mandorle spellate

- una bustina di sesamo

- due fichi secchi

- 5 datteri freschi

- qualche noce sgusciata

- 200 g di zucchero

- un cucchiaio di miele

- un limone

- un cucchiaio di olio

Tostate nel forno a 180° separatamente, le mandorle, le nocciole, il sesamo e le noci, perchè hanno tempi diversi.

Grattugiare la scorza del limone. Spezzettate i fichi secchi e i datteri e uniteli a tutta l’altra frutta secca e alla scorza del limone.

Spennellate una spianatoia di marmo o un tagliere con l’olio e poi spremeteci su il succo del limone.

In una pentola d’acciaio versare lo zucchero e il miele e farlo sciogliere lentamente. Quando lo zucchero e il miele saranno sciolti e il colore sarà ancora chiaro versare nella pentola tutta la frutta secca. Amalgamare il tutto e capovolgerlo sulla spianatoia. Appiattirlo velocemente con l’aiuto di un cucchiaio. Con un coltello lungo tagliare a pezzi tutto il composto versato, prima che si solidifichi. Aspettare che si raffreddi. Attenti ai denti.

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My Christmas nougat

- 100 g of fresh hazelnuts

- 100 g of peanut

- 100g blanched almonds

- A teaspoon of sesame

- Two dried figs

- 5 fresh dates

- Some shelled walnut

- 200 g of sugar

- A tablespoon of honey

- A lemon

- A tablespoon of olive oil

Toast in the oven at 180 ° separately , almonds , hazelnuts , sesame and nuts , because they have different times.

Grate the zest of the lemon. Chopped dried figs and dates and add them to all the other nuts and lemon rind .

Brush a pastry marble or a cutting board with oil and then squeeze on the lemon juice .

In a stainless steel pot pour the sugar and the honey and melt it slowly. When the sugar and honey have dissolved and the color is still clear pour into the pot all the dried fruit . Mix well and turn it upside down on a work surface . Flatten quickly with the help of a spoon. With a long knife cut in pieces all the dough , before it solidifies . Wait for it to cool . Beware the teeth.

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